Go Blue è il Programma per lo sviluppo delle contee costiere del Kenya, finanziato dall’Unione Europea e realizzato in partenariato con il Governo del Kenya: l’obiettivo è di promuovere una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile, con attenzione alla conservazione degli habitat marini e costieri e ad una governance marittima effettiva ed integrata. Go Blue è realizzato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo insieme alle agenzie di cooperazione di Germania, Portogallo, Francia, due agenzie delle Nazioni Unite (UN Habitat e UNEP) e con il Segretariato Jumuiya Ya Kaunti Za Pwani – JKP, l’organo rappresentante delle sei contee costiere del Kenya. Il Programma ha una durata di quattro anni (2021 – 2024) e corrisponde ad un investimento di oltre 24 milioni di Euro.
Go Blue
Go Blue è il Programma per lo sviluppo delle contee costiere del Kenya, finanziato dall’Unione Europea e realizzato in partenariato con il Governo del Kenya: l’obiettivo è di promuovere una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile, con attenzione alla conservazione degli habitat marini e costieri e ad una governance marittima effettiva ed integrata. Go Blue […]
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Watamu, 19 novembre 2024 – Si è concluso oggi a Watamu, nella Contea di Kilifi, l’evento finale della componente italiana del Programma Go Blue, finanziato dall’Unione Europea (UE) e realizzato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con il supporto tecnico dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHEAM Bari). All’evento hanno partecipato l’Ambasciatore d’Italia in Kenya Roberto Natali, l’Ambasciatrice UE in Kenya Henriette Geiger, i governatori e i rappresentanti delle contee costiere partner dell’iniziativa, nonché rappresentanti dell’Ufficio di Nairobi dell’AICS, tra cui il titolare Giovanni Grandi, del CIHEAM Bari ed esponenti delle comunità locali di pescatori e piccoli agricoltori.
“Il Programma Go Blue testimonia l’impegno dell’Italia con l’Unione Europea per uno dei settori, quello dello sviluppo costiero, dove siamo riconosciuti come eccellenza”, ha dichiarato l’Ambasciatore Natali. “Attraverso questa collaborazione, l’Italia ha fornito strumenti concreti per rafforzare le capacità locali e generare opportunità economiche per le comunità costiere, contribuendo alla prosperità della regione”.
Con un budget di 4.750.000 Euro, l’iniziativa, di durata quadriennale, ha avuto un impatto diretto sullo sviluppo economico locale, promuovendo la crescita della filiera della pesca artigianale e della manioca, settori strategici per l’economia keniana. Tra i principali risultati raggiunti, il lancio dell’app “Soko Samaki” per garantire la tracciabilità del pesce ai consumatori, la consegna di 50 imbarcazioni attrezzate alle cooperative di piccoli pescatori dislocate sulla costa, l’installazione di tre sistemi di refrigerazione dotati di fabbriche di ghiaccio e alimentati da energia solare, e la costruzione di tre impianti per la lavorazione della cassava anch’essi alimentati da solare.
L’Ambasciatrice dell’Unione Europea in Kenya, Henriette Geiger, ha aggiunto: “Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti dal Programma Go Blue in collaborazione con i partner locali. Questo progetto rappresenta un modello di come l’Unione Europea, insieme agli Stati membri, possa sostenere l’economia blu in modo inclusivo e sostenibile, con un impatto tangibile per le comunità.”

Giovedì 21 e venerdì 22 marzo si sono realizzate le cerimonie di consegna di due impianti di trasformazione della manioca a Matsangoni e Magodi, rispettivamente nelle contee costiere di Kilifi e Kwale, in Kenya. Gli impianti, alimentati ad energia solare e comprensivi di una struttura per l’essiccazione, sono stati donati alle comunità di piccoli agricoltori locali per dare impulso alla trasformazione dei prodotti agricoli. Le infrastrutture sono state realizzate attraverso la componente italiana del Programma Go Blue, finanziato dall’Unione Europea (UE) e realizzata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con il supporto tecnico dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHEAM Bari).
La componente italiana di Go Blue ha realizzato una serie di interventi a favore del rafforzamento della filiera della manioca, settore trainante per l’economia locale: dopo le formazioni a favore dei funzionari tecnici delle Contee e la distribuzione di sementi migliorate e più resistenti ai virus, questo intervento infrastrutturale intende dare a piccoli agricoltori la possibilità di accedere a nuovi mercati e aumentare gli introiti derivanti dalla vendita del prodotto trasformato, che è più redditizio e più facile da conservare rispetto a quello fresco.
Ha dichiarato Marco Riccardo Rusconi, Direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo: “Oggi assistiamo ai frutti di un percorso iniziato quattro anni fa, con il lancio di Go Blue in Kenya: l’apertura di questi impianti è la testimonianza che l’iniziativa sta concretamente supportando i piccoli agricoltori della costa nel creare valore aggiunto a partire dai prodotti locali, attraverso una struttura che è rispettosa dell’ambiente, aperta e inclusiva”.
Ondej Simek, chargé d’affaires della Delegazione dell’Unione Europea in Kenya, ha affermato che “I due impianti che inauguriamo questa settimana sono la testimonianza che l’economia blu non riguarda solo il mare, ma bensì la valorizzazione dell’intero potenziale economico delle risorse nelle aree costiere in modo sostenibile per le popolazioni e per gli ecosistemi.”
Flora Betsa Chibule, vicegovernatrice della contea di Kilifi, ha dichiarato: “Nella contea di Kilifi, siamo per la maggior parte pescatori o agricoltori. Siamo grati per questo impianto e, poiché la manioca è una coltura che cresce bene a Kilifi, stiamo incoraggiando gli agricoltori a coltivarla e integrarla con il mais e altre colture”.
Fatuma Achani, governatrice della contea di Kwale, ha dichiarato: “Questa non è la prima volta che riceviamo sostegno dall’Unione Europea. Alcuni mesi fa ricevevamo barche da pesca a Shimoni. Oggi siamo qui, in questo impianto di lavorazione della manioca. Ma non lo diamo per scontato, lo apprezziamo e vogliamo collaborare ancora di più”.
Con Go Blue, l’UE insieme ai suoi Stati membri, con i governi locali e quello centrale del Kenya, ha contribuito a rafforzare questa visione di promozione di opportunità e di empowerment socioeconomico per le comunità costiere.

Un meccanismo simile ad un fondo rotativo regolerà l’utilizzo delle imbarcazioni donate attraverso fondi europei dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) alle cooperative che si occupano di pesca (‘Beach Management Unit – BMU’) in Kenya. Lo schema, disegnato da Aics insieme al partner tecnico CIHEAM Bari, permetterà che le 26 imbarcazioni donate generino capitale: i pescatori, infatti, si impegneranno a depositare una piccola somma per l’utilizzo delle barche su un conto dedicato ed intestato alla cooperativa di appartenenza, che potrà col tempo acquisire nuove imbarcazioni. Si tratta di un’azione che da un lato intende limitare la dipendenza dei pescatori di piccola scala da intermediari, cui spesso i pescatori keniani devono rivolgersi per il noleggio di barche su pagamento di costi elevati, e dall’altro colmare uno dei principali gap nella filiera della pesca artigianale, ovvero la scarsità di imbarcazioni ed equipaggiamenti.
E’ una delle attività previste dal Programma Go Blue, realizzato con finanziamenti dell’Unione Europea dalla cooperazione italiana in partenariato con il CIHEAM di Bari e con il Segretariato JKP, il blocco economico che rappresenta le sei contee costiere del Kenya. Le 26 imbarcazioni equipaggiate e recentemente donate da Aics a 9 BMU verranno così gestite secondo un accordo che si sta firmando in questi giorni tra il partner locale (Segretariato JKP), le BMU e i governi delle contee costiere, un accordo volto non solo a garantire una serie di norme di comportamento etico all’interno delle cooperative, ma anche a regolare la gestione del fondo rotativo. La firma dei Memorandum con alcune delle BMU partner è avvenuta lo scorso lunedì, contestualmente alla consegna di sei ulteriori imbarcazioni per facilitare il trasporto delle alghe alle donne che si occupano di seaweed farming.
‘CIHEAM Bari ha già sperimentato questo tipo di meccanismo in altri paesi’, dichiara Enrico Nerilli, referente scientifico per l’iniziativa Go Blue per il CIHEAM Bari. ‘La sua riuscita è legata al comportamento dei membri delle BMU, e per questo motivo l’intervento è associato all’introduzione di un Codice di Condotta, su cui stiamo lavorando proprio in queste settimane, che possa trasmettere e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità’.
‘Stiamo fieri di favorire dinamiche sostenibili nel settore della pesca’, dichiara Lorenzo Colonna-Preti, Project Manager della componente italiana di Go Blue, ‘con azioni che favoriscono l’empowerment dei pescatori di piccola scala rendendoli protagonisti di un settore con un enorme potenziale per la crescita della costa e del Kenya. La firma degli accordi per la gestione del fondo rotativo inoltre rende le autorità locali responsabili della trasparenza e delle modalità con cui questa crescita deve avvenire, perché possa andare a beneficio di tutti, senza lasciare indietro nessuno’.

Mombasa, 17 maggio 2023 – L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) ha proceduto oggi alla consegna ufficiale di 26 imbarcazioni, acquisite attraverso il Programma ‘Go Blue’ finanziato dall’Unione Europea, ai governatori delle Contee di Mombasa, Kilifi e Lamu, che si sono impegnati a trasferirle ai pescatori cinque cooperative (‘Beach Management Unit’) distribuite sulle contee che si affacciano sull’Oceano Indiano in Kenya. Alla cerimonia, cui ha presenziato il Direttore della Sede di Nairobi dell’Aics, Giovanni Grandi, hanno partecipato il Vicepresidente del Kenya, Rigathi Gachagua e la Rappresentante dell’Unione Europea in Kenya, Henriette Geiger, a capo di una Delegazione di dieci Ambasciatori di altrettanti stati membri dell’UE, assieme al Segretario di Gabinetto per le Miniere, l’Economia Blu e gli Affari Marittimi del Kenya, Salim Mvurya, oltre ai tre Governatori delle contee partner.
In Kenya, la scarsità di imbarcazioni e attrezzature per la pesca a disposizione delle organizzazioni comunitarie che gestiscono la pesca a livello locale, le Beach Management Unit, costringe i pescatori a rivolgersi a intermediari per il noleggio di barche, spesso con costi elevati. Grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea, la Cooperazione Italiana attraverso Go Blue sta intervenendo nelle fasi più deboli della filiera della pesca artigianale: è prevista una serie di interventi, tra cui opere infrastrutturali, formazioni a favore dei pescatori, introduzione di un sistema di etichettatura che certifichi la qualità del pesce sul mercato.
‘La consegna delle imbarcazioni rappresenta una pietra miliare per la componente italiana di Go Blue’, ha affermato Giovanni Grandi, titolare della Sede Aics di Nairobi. ‘Crediamo che questo possa aumentare le attività e gli introiti delle cooperative partner. Stiamo inoltre lavorando insieme al nostro partner tecnico CIHEAM Bari alla progettazione di uno schema di gestione delle barche simile ad un fondo rotativo, che permetterà che le imbarcazioni fornite generino capitale e consentirà ai pescatori di acquisire ulteriori barche. Ènostra responsabilità condivisa fare in modo che le risorse dell’economia blu siano utilizzate nella maniera più sostenibile’, ha concluso.
‘Go Blue ha messo le comunità costiere e le loro esigenze al centro dei nostri interventi, con le sue tre diverse componenti interconnesse, tutte rivolte al raggiungimento di una crescita economica sostenuta, proteggendo l’ambiente e adattandosi alle sfide collegate all’urbanizzazione’, ha dichiarato la Rappresentante dell’Unione Europea in Kenya, Henriette Geiger. ‘L’Unione Europea sta dando una rilevanza centrale per lo sviluppo della blue economy, e siamo presente per fornire il nostro supporto’.
A conclusione dell’evento, il Vicepresidente del Kenya Rigathi Gachagua ha voluto ringraziare l’Unione Europea ‘per il grande supporto che sta dando al nostro Paese e al nostro popolo. Non lo prendiamo per scontato e ne siamo molto riconoscenti’.

Christine è la proprietaria di una piccola azienda agricola a Magodi, villaggio a circa 40 km da Kwale, cittadina sulle colline che si affacciano sull’Oceano indiano e che da il nome alla sua contea. Dalla strada che sale verso Magodi, che taglia campi di terra rossa come il fuoco profumati di brezza marina, si riesce a scorgere l’oceano Indiano bagnare le spiagge paradisiache della costa keniana.
Christine ha 42 anni, è vedova, e ha sette figli tra i 9 ed i 24 anni. Tre dei suoi bambini, quelli che sono ancora alla scuola primaria, la aiutano con il lavoro nei campi perché molti anni fa ha perso un braccio, e per lei adesso non è facile lavorare la terra. Il terreno che posseggono è grande circa un acro (0,4 ettari), in cui Christine coltiva da quasi dieci anni decine di piante di manioca, che in parte rivende ed in parte utilizza per il consumo domestico.
Le radici tuberizzate della manioca infatti sono commestibili, e rappresentano una parte fondamentale della dieta quotidiana di molte comunità in questa parte di mondo. In Kenya, la manioca viene coltivata specialmente nelle aree aride e semi-aride, che costituiscono circa l’80% della superficie del paese, vista la sua particolare tolleranza ai periodi di siccità. La manioca però purtroppo è molto sensibile ad un certo tipo di virus che recentemente si è diffuso rapidamente in molte regioni dell’Africa orientale, ed in alcuni casi ha praticamente annullato la produzione.
Christine, ci racconta, dal 2016 fa parte della cooperativa di agricoltori ‘Magodi Vision’, tramite la quale ha potuto partecipare a diverse formazioni sulla produzione di mais e manioca, ed ha avuto accesso al piccolo gruppo di microcredito creato dalla comunità. Una grande svolta, per Christine, è arrivata durante il mese di giugno quando ha ricevuto, nell’ambito della componente italiana del Programma Go Blue, una varietà migliorata di manioca, nota come Tajirika. ‘Tajirika è una parola della lingua Kiswahili che significa ricca, prosperosa’, ci spiega la responsabile per le attività agricole della Contea di Kwale. Questa varietà, acquistata e certificata dalla Kenya Agricultural and Livestock Research Organization (KALRO), matura più velocemente rispetto a quella locale, ha una migliore produttività ed oltre che essere una varietà adatta alla trasformazione, è particolarmente tollerante al virus. La Tajirika matura in 8-12 mesi, ed in condizioni ottimali arriva a produrre fino a 20 tonnellate/acro. Grazie a questa nuova varietà, Christine ha potuto migliorare i propri introiti legati alla vendita di manioca.
Ma le buone notizie per Christine e per gli agricoltori di Magodi non finiscono qua. Sempre attraverso il progetto ‘Go Blue’ finanziato dall’Unione Europea, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) con il partenariato tecnico dell’Istituto Agronomico del Mediterraneo (CIHEAM Bari) sta supportando la costruzione di un centro di trasformazione di manioca alimentato ad energia solare che permetterà di sbucciare, tritare ed essiccare la manioca per la produzione di farina. Si tratta di un prodotto che può essere venduto sul mercato ad un prezzo decisamente più alto rispetto alla cassava fresca e che garantisce maggiori introiti ai contadini. I lavori di costruzione, partiti nel mese di ottobre, sono affidati alla comunità stessa in un’ottica di ownership e sono realizzati sotto la supervisione della Contea di Kwale.
‘’Sono davvero, davvero felice per la costruzione di questo centro di trasformazione”, ci confida Christine. ‘’Penso che ci aiuterà tantissimo per realizzare nuovi prodotti e migliorare il nostro accesso al mercato’’. La farina di manioca, rispetto al prodotto fresco, è facilmente conservabile, ha un prezzo stabile e può essere aggiunta alla farina di mais per la preparazione di uno dei piatti keniani per eccellenza, l’ugali (una sorta di polenta a base di acqua e farine).
I sogni di Christine sono di diventare, un giorno, la presidentessa dell’associazione di agricoltori, e di espandere la sua produzione di manioca. Chissà che il progetto non la aiuti a realizzare almeno uno dei due.

Kisumu (Kenya), 18 maggio 2022 – Durante il primo giorno del summit panafricano Africities dedicato allo sviluppo urbano sostenibile, la Sede AICS di Nairobi ha partecipato alla sessione dedicata al rapporto tra economia blu e città intermedie, presentando l’iniziativa di cooperazione delegata “Go Blue” finanziata dall’Unione Europea e stimolando un vivace dibattito con i numerosi esponenti delle autorità locali presenti al panel. La sessione è stata organizzata da UN HABITAT; hanno partecipato autorità locali, il CEO del blocco economico delle contee costiere (Segretariato JKP), e diversi esponenti del Consiglio dei Governatori, l’organizzazione che riunisce i governatori delle 47 contee del Kenya. La possibilità di potersi confrontare e partecipare ad un dialogo interattivo con autorità locali e subnazionali su tematiche come sviluppo territoriale, knowledge sharing e crescita delle città costiere ha rappresentato una preziosa opportunità per l’Agenzia, che ha un importante portfolio di iniziative in corso nei settori della rigenerazione urbana, slum upgrading, miglioramento dei servizi sociali, costruzione di infrastrutture, creazione di impiego in Kenya ed in Africa.
La sessione si è concentrata sul potenziale inesplorato delle risorse offerte dall’economia blu: secondo il ‘Nairobi Statement of Intent on Advancing Global Sustainable Blue Economy’, infatti, oceani, mari, laghi, fiumi e altre risorse idriche sono risorse fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Paolo Damato, coordinatore della componente italiana del Programma Go Blue, ha così dato avvio al dibattito richiamando il tema di questa nona edizione della conferenza Africities (“Il ruolo delle città intermedie in Africa nell’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana’’) e sottolineando l’importanza delle città secondarie in un contesto come quello africano, investito da processi di urbanizzazione rapidissimi e con una popolazione in forte crescita, spesso concentrata nelle città intermedie. Damato ha poi sottolineando come la strategicità di investire nelle città intermedie sia stata recepita dai partner di sviluppo, vista la loro importanza come hub catalizzatori di crescita di intere regioni. Se da una parte, infatti, le città intermedie hanno meno risorse e possibilità di attuare una pianificazione strategica a lungo termine, dall’altra offrono numerosi vantaggi – ad esempio, riescono più facilmente rispetto alle megalopoli a gestire la popolazione e a promuovere sviluppo economico, con comunità abitanti maggiormente strutturate.
La sessione si è poi concentrata sul nesso tra economia blu e città intermedie, con focus sull’iniziativa di cooperazione delegata Go Blue: la componente italiana interviene infatti a sostegno dello sviluppo economico delle città costiere attraverso il rafforzamento delle filiere dell’economia blu. Si è sottolineato come se da una parte gli investimenti nell’economia blu abbiano il potenziale di catalizzare lo sviluppo della costa del Kenya, questi richiedano anche un contesto urbano adeguato, come ad esempio sistemi di gestione dei rifiuti efficienti che preservino gli ambienti costieri e marini e garantiscano il fiorire di pesca e turismo; una rete di infrastrutture urbane e regionali che favoriscano la logistica di tutti i settori dell’economia blu; una pianificazione resiliente per gestire la rapida crescita urbana e le pressioni sui cambiamenti climatici.
Alcuni rappresentanti del Consiglio dei Governatori, mostrando un vivo interesse nel dialogo, hanno sottolineato l’importanza di identificare meccanismi di knowledge sharing per poter a loro volta beneficiare delle best practices sviluppate nell’ambito di Go Blue, anche per apprendere ed eventualmente incorporare le lezioni apprese nelle policy settoriali.
Damato ha sottolineato che nell’ambito di Go Blue viene favorito il coinvolgimento ed il confronto con tutti gli stakeholders, a partire dal settore privato sino ai centri di ricerca e le università, passando dalle autorità e con il coinvolgimento dei beneficiari.
Il CEO del Segretariato JKP, partner dell’iniziativa Go Blue, ha da parte sua ribadito la centralità dei dialoghi sulle policy per migliorare la sostenibilità degli interventi, e sottolineato che Go Blue viene sviluppato in accordo con le strategie di sviluppo locali adottate dalle contee (i ‘County Integrated Development Plans’).
Il coordinatore di Go Blue per la componente UN HABITAT ha sottolineato che gli interventi realizzati nell’ambito dell’iniziativa sono complementari alle azioni già intraprese dai governi locali, e che dunque l’azione di UN HABITAT favorisce la catalizzazione di investimenti adottati a livello locale.
Tutti i partecipanti hanno infine concordato sulla buona riuscita dell’evento e sul fatto che il dialogo e in generale il coinvolgimento di tutti gli stakeholders sia fondamentale per la buona riuscita delle iniziative di cooperazione.

Preparare i pescatori del Kenya ad avere un approccio imprenditoriale, migliorando le loro competenze sulle procedure corrette per la conservazione dei prodotti, sul sistema di controllo alimentare Haccp e sulla corretta gestione della catena del freddo, aspetti cruciali per migliorare la qualità del pesce. Sono queste le tematiche proposte durante il primo modulo delle formazioni partite in questi giorni nella zona meridionale del Kenya, e realizzate nell’ambito della componente italiana del Programma Go Blue finanziato dall’Unione Europea per sviluppare l’economia blu nel Paese. Le formazioni vengono realizzate da esperti settoriali del Ciheam di Bari – partner dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) per la realizzazione di Go Blue – in lingua inglese e swahili; i contenuti proposti sono il risultato dei questionari e delle interviste condotte nei primi mesi di implementazione del progetto, volte anche ad individuare le principali problematiche ed i bisogni formativi delle Beach Management Units (Bmu), le cooperative comunitarie che riuniscono tutti gli stakeholder della pesca in Kenya.
L’economia blu è un settore strategico per lo sviluppo del Paese, e la pesca in particolare ha un forte potenziale per il sostentamento delle comunità locali sia in termini di generazione di reddito che di sicurezza alimentare. Un potenziale che però non viene ancora sfruttato del tutto, dal momento che malnutrizione e svantaggio sociale ed economico caratterizzano ancora la regione costiera del Kenya. Uno dei problemi riguarda appunto la qualità del pesce commercializzato: spesso i pescatori non sono a conoscenza delle procedure e degli accorgimenti necessari a garantire standard igienici adeguati lungo la filiera produttiva, fattore che limita l’ingresso dei prodotti sul mercato locale ed internazionale. A questo si unisce la scarsità degli equipaggiamenti per la pesca in dotazione alle Bmu, che costringe i pescatori a rivolgersi a fornitori esterni per noleggiare barche o attrezzature, e le lacune nella catena del freddo (fondamentale per garantire la sicurezza degli alimenti): senza macchine per la produzione di ghiaccio e box per la conservazione del pesce, è difficile garantire che i prodotti siano conservati secondo gli standard. Il risultato è che le preziose risorse ittiche di cui la costa del Kenya è ricca non vengono adeguatamente sfruttate, e la pesca rimane un’attività poco redditizia. Secondo l’Istituto per la Ricerca Marina e per la Pesca del Kenya (Kenya Marine and Fisheries Research Institute – Kemfri), il mancato sfruttamento delle risorse ittiche, dovuto al fenomeno della pesca illegale, alle perdite post-raccolta e alla mancanza di equipaggiamenti adeguati, causerebbe perdite nell’economia nazionale equivalenti a oltre 440 miliardi di scellini kenioti all’anno (circa 340 milioni di Euro).
“Il training è stato disegnato per essere adatto alle nostre audience in termini di contenuti scientifici, tecnici ed esempi pratici. L’obiettivo è quello di mettere i pescatori nelle condizioni di poter offrire prodotti sicuri e di qualità”, spiegano Orazio Albano e Roberto Ugolini, esperti del Ciheam di Bari arrivati dall’Italia per erogare il primo modulo delle formazioni in 3 Bmu delle contee di Mombasa, Kwale e Kilifi, per un totale di circa 300 pescatori formati sino ad oggi. “Cerchiamo di far capire ai pescatori che migliorando la qualità dei prodotti, aumenta anche il loro valore, e questo si traduce in migliori opportunità commerciali e di conseguenza migliori condizioni per loro e per le loro famiglie”.
La realizzazione di formazioni mirate nelle nove Bmu target è una delle prime attività che vengono realizzate sul campo attraverso “Go Blue”, il primo programma di cooperazione delegata implementato da Aics in Kenya che vede l’Unione Europea impegnata insieme a Italia, Portogallo, Francia, Germania, Un Habitat e Unep e in partenariato con il blocco economico delle contee costiere (Segretariato Jkp) e il governo del Kenya per dare impulso allo sviluppo dell’economia blu nel Paese. Tra le attività previste per potenziare le Bmu e le piccole e medie imprese del settore, la componente italiana di Go Blue introdurrà anche un sistema di certificazione basato sulla tracciabilità, che certificherà la provenienza dei prodotti e garantirà l’aderenza a procedure e standard produttivi e di conservazione adeguati lungo tutta la filiera. Un settore, quello delle certificazioni di qualità alimentare, che rappresenta una delle eccellenze italiane, legato a doppio filo con uno stile di vita che ci viene riconosciuto a livello globale come salubre e sostenibile.

Durante il mese di luglio, il nostro Ufficio ha organizzato una missione nella contea di Kwale per incontrare il gruppo di donne impegnate nella coltivazione delle alghe che Aics supporterà con due diverse iniziative. Il gruppo è basato nel villaggio di Mkwiro ed è composto da un centinaio di donne: Mzungu, 39 anni, è una di queste.
Mkwiro è un piccolo villaggio di pescatori di circa 1.000 abitanti, situato nei pressi del confine con la Tanzania. La spiaggia di Mkwiro si affaccia sul Parco nazionale marino di Kisite-Mpunguti, dove non sono infrequenti gli avvistamenti di coccodrilli lungo i fiumi orlati di mangrovie e di delfini che saltano tra le onde. Nel villaggio, però, mancano acqua ed elettricità. I locali ci raccontano che si riforniscono da alcune cisterne di raccolta dell’acqua piovana localizzate in varie zone del villaggio, mentre i pannelli solari, di cui quasi ogni abitazione è provvista, sopperiscono alla mancanza di corrente elettrica.
Mzungu, la donna che ci ha accompagnato nella missione, a Mwkiro ci è nata e ci ha sempre vissuto. Sposata all’età di 16 anni, è la seconda moglie di un uomo con cui ha avuto sei figli. Ci dice con orgoglio che è la vice coordinatrice del gruppo di donne impegnate nella coltivazione delle alghe, un’attività iniziata nel 2009 su impulso del Governo. Da allora, Mzungu e le altre lavorano cinque giorni a settimana, con orari variabili che dipendono dalle maree capricciose dell’Oceano Indiano. La giornata lavorativa le impegna fino a sei ore, durante le quali le alghe “pronte” vengono raccolte o piantate lungo i filari subacquei. Le alghe raccolte vengono stipate in sacchi di plastica che le donne si caricano in testa e trasportano sino al villaggio, camminando quasi un’ora. Ogni sacco di alghe, intrise e gocciolanti di acqua marina, può arrivare a pesare fino a 50 kg, e il tragitto da percorrere con il sacco in equilibrio sulla testa è faticoso: oltre al peso da sopportare, le donne spesso camminano nell’acqua sotto il sole feroce dell’equatore, e devono prestare attenzione a dove mettono i piedi per non inciampare nei coralli aguzzi del fondale. Una volta raggiunto il villaggio, i sacchi vengono svuotati e le alghe adagiate su panni variopinti esposti alla luce del sole nei cortili delle abitazioni o per strada, per essere essiccate.
La coltivazione e vendita delle alghe in Kenya rappresenta una fonte di reddito fondamentale per le comunità della costa. Una volta essiccate, infatti, le alghe possono essere vendute ad aziende – perlopiù asiatiche – che le utilizzano in vari tipi di prodotti nelle industrie alimentari, farmaceutiche e cosmetiche; in alcuni villaggi della costa, vengono anche utilizzate come addensanti di prodotti alimentari, come le marmellate, o bollite e cucinate nelle zuppe. I guadagni ricavati permettono alle donne di contribuire al reddito famigliare ed avere un’influenza maggiore nelle decisioni che riguardano la gestione della vita domestica.
Mzungu ci dice che il gruppo di donne ha bisogno di sostegno per migliorare le condizioni in cui realizza la coltivazione, raccolta ed essiccazione delle alghe. Tra le sfide maggiori, ci segnala la difficoltà nel trasporto dalle aree di raccolta sino alla costa.
Aics è attiva nella zona di Mkwiro per migliorare le filiere produttive della pesca e delle alghe, settori della blue economy che hanno un grande potenziale per lo sviluppo economico dell’area costiera in Kenya. Nei mesi passati, sono stati realizzati diversi incontri con le donne di Mkwiro e con le comunità locali da parte di esperti dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHEAM – Bari), partner di Aics in Kenya, e si sono definite le azioni prioritarie da avviare nei prossimi mesi. Gli interventi previsti includono l’acquisto di imbarcazioni per facilitare il trasporto delle alghe fino alla riva e la costruzione di una struttura per migliorarne l’essiccazione: al momento, infatti, le alghe essiccate all’aria aperta possono essere esposte alle piogge, rubate o volare via col vento. La nuova struttura permetterà un’essiccazione più protetta e più rapida, dal momento che i tempi vengono accorciati dai due giorni attualmente necessari a circa sei ore. Aics prevede inoltre di supportare l’installazione di serbatoi per la raccolta e depurazione dell’acqua piovana in zone strategiche del villaggio, per migliorare l’accesso all’acqua dell’intera comunità. A Mkwiro, Aics fornirà inoltre sostegno alla cooperativa di pescatori locale con attività di formazione, con la fornitura di equipaggiamenti per migliorare l’attività peschiera, e con lo sviluppo di un sistema di certificazione per garantire standard qualitativi definiti per il pesce pescato, in modo da permettere ai pescatori di migliorarne la commercializzazione.
“Siamo molto contente dell’aiuto che ci darete per aiutarci ad affrontare queste difficoltà”, confessa Mzungu trascinando un sacco ricolmo di alghe. “Questi interventi ci saranno molto utili”.

Le aree costiere del Kenya, oltre ad essere conosciute internazionalmente come meta turistica di eccellenza, offrono un enorme potenziale per lo sviluppo economico del Paese. La costa si estende su circa 600 km tra la Tanzania (a Sud) e la Somalia (al Nord), e’ bagnata dalle acque tiepide dell’oceano Indiano e costellata di ricchissimi ecosistemi naturali. I settori della pesca, dell’agricoltura, dei trasporti marittimi, del turismo, della conservazione ambientale danno un importante contributo all’economia: secondo stime ufficiali, la blue economy contribuirebbe per 375 milioni di Euro al Pil nazionale, ma le potenzialità offerte da questi settori non vengono sfruttate a pieno, anche a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e dello sfruttamento non controllato delle risorse.
Ed e’ proprio per scommettere e investire sulle potenzialità offerte dalla blue economy e creare opportunità di crescita e di lavoro per la popolazione, che l’Italia, attraverso l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), si e’ unita al Programma Go Blue, promosso dall’Unione Europea (Ue) in partenariato con il governo del Kenya. Si tratta del primo Programma di delegata realizzato dalla Cooperazione italiana nel Paese, che vedrà l’Italia a fianco dell’Ue ed altri tre Stati membri (Germania, Portogallo, Francia), di due agenzie delle Nazioni Unite (Un Habitat e UN Environment Programme – Unep) e in partenariato con il Segretariato Jumuiya Ya Kaunti Za Pwani – Jkp, il blocco economico delle contee costiere del Kenya. L’intero programma corrisponde ad un investimento di oltre 25 milioni di Euro per una durata di quattro anni (gennaio 2021 – dicembre 2024), e interviene su sei contee (Mombasa, Kwale, Kilifi, Tana River, Lamu e Taita Taveta) nei settori della crescita economica, della sicurezza marittima e dell’ambiente.
Quello italiano è un ruolo strategico, dal momento che una delle componenti affidate ad Aics prevede il rafforzamento e l’assistenza tecnica alla controparte locale, il Segretariato Jkp, nel suo ruolo di coordinamento e monitoraggio complessivo dell’iniziativa. Oltre al sostegno istituzionale, Go Blue ci vedrà impegnati per lo sviluppo delle filiere della manioca e della pesca. Si tratta di due settori trainanti per l’economia locale: la manioca ha un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza alimentare e il sostentamento delle comunita’, dal momento che la sua radice viene preparata e cucinata in diversi modi ed e’ un alimento essenziale nella dieta locale. Provvedendo sostegno tecnico agli uffici territoriali per lo sviluppo agricolo e fornendo attività di formazione e assistenza ai piccoli contadini, l’obiettivo è quello di favorire l’accesso degli agricoltori al mercato e migliorare la qualità della manioca commercializzata, creando nuove opportunita’ di guadagno per i contadini. Nel settore della pesca, Aics assicurerà attività di formazione a 1.000 pescatori, predisponendo infrastrutture ed equipaggiamenti e sostenendo le Beach Management Units, le organizzazioni comunitarie che gestiscono l’attività peschiera a livello territoriale. “A causa dei cambiamenti climatici, la pesca tradizionale non riesce più a fornire sostentamento alle nostre comunita”, ha dichiarato Mohammed Idarus, presidente della Beach Management Unit “Shella Ward” di Lamu. “Attraverso le attivita’ di formazione, vogliamo lavorare insieme a donne e giovani per la creazione di nuove filiere produttive basate sull’oceano, mantenendo la nostra cultura e preservando le acque costiere. Accogliamo con entusiasmo il programma Go Blue, per lavorare insieme su soluzioni di lunga durata”.
Aics può contare, per la realizzazione di Go Blue, su un partner di eccellenza come l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari del Centro internazionale degli alti studi agronomici del Mediterraneo (Ciheam Bari), altamente specializzato nei settori dell’agricoltura sostenibile e della sicurezza alimentare.
“L’Italia è stata uno dei primi partner a manifestare la volontà di collaborare con l’Unione Europea in questo settore” ha riconosciuto Hubert Perr, capo cooperazione Ue in Kenya, durante l’evento di lancio virtuale di Go Blue realizzato lo scorso 25 marzo. All’evento hanno partecipato i rappresentanti della Delegazione locale dell’Unione Europea, degli Stati membri e delle agenzie delle Nazioni Unite partner dell’iniziativa, i governatori delle contee costiere ed esponenti del governo del Kenya. “Siamo sicuri che la collaborazione tra i partner presenti oggi all’evento potrà dare un contributo essenziale per lo sviluppo della regione costiera e per i nostri amici del Kenya”, ha affermato Fabio Melloni, Titolare della Sede Aics di Nairobi.
L’Italia e’ riconosciuta come attore in primo piano nel panorama della blue economy. In Kenya la Cooperazione Italiana è attiva già da tempo in questo settore: dal 2019, in partenariato con Ciheam Bari e con il Segretariato Jkp, Aics sta realizzando l’iniziativa Share Blu per il potenziamento dell’economia blu con focus sulla creazione di opportunità di lavoro per donne e giovani, mentre è in partenza la seconda fase di un’iniziativa per lo sviluppo integrato del Distretto di Malindi, che tra le altre cose prevede il miglioramento delle infrastrutture per la pesca.
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Brochure
Go Blue - Boats Delivery Event in Mombasa