Dal Buio alla Speranza: Storie di donne che lottano per sconfiggere la mutilazione genitale femminile

Jennifer aveva solo 11 anni quando la sua vita cambiò per sempre. Quella sera, mentre il buio avvolgeva la sua comunità, i suoi genitori decisero che sarebbe stata sottoposta alla mutilazione genitale femminile (MGF). Stava tornando da scuola con sua sorella, quando capì che qualcosa di strano stava per succedere: c’era troppa gente intorno alla sua casa, voci concitate, il villaggio e gli anziani. Dopo averla portata in casa, cercarono di legarla, ma lei, con tutta la forza e il coraggio che un'anima giovane può trovare, riuscì a sfuggire. Ricorda la madre che andò a prendere una lametta, il padre che la picchiava, le urla della famiglia e la sua corsa disperata verso la foresta. Nel silenzio della notte, nascosta tra gli alberi, ascoltava gli elefanti passare e le parole degli abitanti del villaggio che la cercavano, mentre pregava, piangendo.

Quella fuga segnò l’inizio di un lungo esilio. Trovò rifugio da uno zio e sua moglie, che la nascosero per giorni, ma non poté più tornare a casa. Passarono 13 anni prima che potesse rivedere la sua comunità, la sua amata famiglia. Suo padre era già morto, e con lui era svanita la possibilità di una riconciliazione. E proprio qui inizia la sua storia di attivismo.

Siamo a Narok, non lontano dalla riserva naturale del Masaai Mara, uno dei parchi più famosi del Kenya, ad assistere alle ultime battute di un corso di formazione[1] organizzato da We World per alcuni insegnanti provenienti da tutta la Contea di Narok, sui temi della salute sessuale e riproduttiva. Jennifer è una di queste insegnanti, una di quelle per cui essere a questo corso rappresenta più di una semplice lezione, ma una battaglia personale.

Non è sola in questa battaglia. A Narok, Sereti Nabaala, sopravvissuta alla MGF, guida il Mara Girls Summit, un evento annuale che unisce le comunità locali nella lotta contro la mutilazione. Il summit, che quest’anno ha accolto oltre 120 giovani donne, non è solo un’occasione di confronto: rappresenta un rito di passaggio alternativo, una pratica simbolica che segna il passaggio delle ragazze all’età adulta, rispettando le tradizioni ma rifiutando la violenza.

Nonostante il calo del tasso di MGF in Kenya, passato dal 21% nel 2014 al 15% nel 2022, la strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto nelle regioni settentrionali dove la pratica è ancora diffusa. La mutilazione non è solo un problema culturale, ma una violazione dei diritti fondamentali delle donne, legata a credenze culturali e sociali profonde. Il ruolo di persone come Sereti e Jennifer è essenziale per cambiare le cose.

Al Mara Girls Summit, abbiamo partecipato alla marcia contro questa pratica dannosa: l’energia di queste ragazze, ora donne, i loro sorrisi, i loro canti e balli sono una luce di speranza verso un futuro diverso, migliore.

La strada è però ancora lunga, e il cambiamento richiede il contributo di tutti.  Queste storie di coraggio ci ricordano che, anche nelle situazioni più difficili, è possibile costruire un domani migliore. Ogni voce che si alza, ogni persona che dice “no”, ogni comunità che sceglie di cambiare rappresenta una speranza per milioni di donne. Il cambiamento inizia da un singolo passo, ma si trasforma in una marcia collettiva verso la libertà, e l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, in questi 16 giorni di attivismo, è fiera di essere parte di questo cammino.

 

[1] Il corso è organizzato nell’ambito dell’Iniziativa “Women Empowerment, Environment & Health Support” (AID 12835), finanziata da AICS e realizzata da We World. Le attività, partite il 1° luglio 2024, vengono realizzate nella Contea di Narok, che è una delle Contee Aride e Semi Aride (ASAL) del Kenya e si concentrano sulla prevenzione della violenza di genere e delle pratiche dannose, sensibilizzando gli studenti sui loro diritti sessuali e riproduttivi e formando le istituzioni locali per migliorare l'accesso ai servizi essenziali. I beneficiari stimati sono circa 22.000 individui.

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