Inaugurazione del laboratorio del caffè segna un nuovo traguardo nel partenariato tra Italia e Kenya

Kiambu, 18/03/2024 - Oggi il Direttore dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), Marco Riccardo Rusconi, ha preso parte alla cerimonia di consegna e inaugurazione di un laboratorio di caffè nella Contea di Kiambu, finanziato dalla Cooperazione Italiana nell'ambito del progetto Arabika. Questo evento, tenutosi presso la ‘Kiambu Coffee Growers Cooperative Union’, ha visto la presenza del Titolare della Sede Aics di Nairobi, Giovanni Grandi, e di diversi stakeholder e partner, tra cui il governo locale, Agenzie delle Nazioni Unite e rappresentanti di Lavazza e Illy. Il caffè è un elemento centrale dell’economia del Kenya, sostenendo oltre un milione di famiglie.

Negli ultimi anni, il Kenya ha assistito a un notevole aumento dei consumi locali, riflettendo il cambiamento delle preferenze dei consumatori e presentando nuove opportunità di crescita economica e creazione di posti di lavoro. L'inaugurazione del laboratorio del caffè nella contea di Kiambu segna una tappa significativa in questa partnership: dotato di macchine per la tostatura e strumenti per l'estrazione del caffè, il laboratorio avrà un ruolo importante nel migliorare la qualità e la competitività del caffè keniano.

L’iniziativa si inserisce nel ‘Kenya-Italy Sustainable Development Partnership’ lanciato nel 2023 insieme alle autorità keniane: si tratta del documento strategico che indica la linea d’azione della Cooperazione Italiana con il Kenya per i prossimi cinque anni, definendo un quadro programmatico indicativo di ampio respiro nella cooperazione tra i due Paesi.

Durante la cerimonia, il Direttore Aics Marco Riccardo Rusconi ha sottolineato l'importanza dello scambio di conoscenze nel favorire un cambiamento positivo. Nel rimarcare il ruolo dell'esperienza italiana nella coltivazione, nella tostatura e nel controllo qualità del caffè, ha ribadito l'impegno dell'Italia nel sostenere il viaggio del Kenya verso l'eccellenza del caffè.

Giovanni Grandi, Titolare della Sede regionale di Nairobi dell'AICS, ha sottolineato l'importanza del supporto tecnico e del rafforzamento delle capacità offerto dall'Italia, aggiungendo che la presenza delle principali aziende italiane del caffè, Lavazza e Illy, testimonia il potenziale per legami più forti tra produttori di caffè italiani e keniani.

 

*** Background info

L'iniziativa "Arabika: Rilancio della produzione di caffè Gourmet in Kenya" è finanziata dall’AICS in Kenya e viene realizzata attraverso le Organizzazioni della Società Civile CEFA, Fondazione AVSI e con la collaborazione di E4Impact. L’iniziativa, al quarto anno di realizzazione, interessa tutta la filiera del caffè, con l’obiettivo di migliorare il reddito e la resilienza dei piccoli produttori nelle comunità rurali e di aumentare l’inclusione lavorativa delle donne e dei giovani. In pratica, si intende migliorare l’accesso ai mercati, sia a livello locale che globale, garantendo una produzione sostenibile e un maggior ritorno economico per i piccoli caffè cultori. Arabika, frutto di un dialogo iniziato già nel 2018 tra le controparti italiane e kenyane, è in linea con le strategie di sviluppo della filiera del caffè del governo kenyano e delle contee. Arabika si realizza in sette contee, coinvolgendo 21 cooperative di produttori che raggruppano oltre 40.000 piccoli coltivatori di caffè. Tra i principali risultati raggiunti, si segnalano la ristrutturazione di sette laboratori per la degustazione di caffè con importanti interventi infrastrutturali e la dotazione di macchinari ed equipaggiamenti innovativi, la formazione di centinaia di formatori, agricoltori e manager di cooperative.

Sistema Italia e Nazioni Unite inaugurano la prima Situation Room con il Governo della Tanzania

Dodoma (TANZANIA), 14 giugno 2024 – Oggi la Repubblica della Tanzania celebra l’apertura della prima Situation Room nazionale per le comunicazioni e operazioni di emergenza. La Sala è stata realizzata dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio di Disastri (UNDRR) con il supporto scientifico di Fondazione CIMA e grazie a finanziamenti della Cooperazione Italiana. La cerimonia si è realizzata alla presenza del Ministro di Stato dell’Ufficio del Primo Ministro della Tanzania, Jenista Joachim Mhagama, del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la DRR, Kamal Kishore, del Direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) Marco Riccardo Rusconi, il Direttore della Sede regionale AICS di Nairobi, Giovanni Grandi, e del Presidente della Fondazione CIMA, Luca Ferraris.

La Sala entra a far parte della famiglia di AMHEWAS (Africa Multi-Hazard Early Warning and Early Action System), il programma che ha consentito la creazione e messa in funzione di una rete di Sale operative interconnesse in tutto il continente africano. Sotto la direzione dell’ufficio del Primo Ministro della Tanzania, la Sala sarà in grado di monitorare in tempo reale i rischi attuali e futuri, utilizzando dati di eventi passati e producendo bollettini e previsioni periodiche. Il cuore di questa Sala è una tecnologia italiana, utilizzata dalla nostra Protezione Civile: si tratta della piattaforma opensource MyDEWETRA sviluppata dalla Fondazione CIMA e riconosciuta dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale che facilita lo scambio di dati tra i partner a diversi livelli. Con questa iniziativa si è voluto dare un contributo tangibile al partner tanzaniano del valore aggiunto che può portare il sistema Italia con le sue eccellenze.

“Questa sala rappresenta un traguardo fondamentale nella protezione della popolazione della Tanzania”, ha dichiarato il Ministro di Stato Mhagama. “Ora siamo più preparati per monitorare i rischi, diffondere allerte precoci e assicurare risposte veloci in emergenza. Il nostro governo insieme a UNDRR, AICS e CIMA può costruire un futuro più sicuro e resiliente per le nostre comunità”.

“Desidero rivolgere le mie più sentite congratulazioni al Governo della Tanzania per questo obiettivo, che è un passo avanti rilevante nel rafforzare la resilienza del Paese e un fondamentale contributo alla rete di sistemi di Early Warning nel continente africano” dichiara Kamal Kishore di UNDRR. “Non ci fermeremo finché ogni paese africano non sarà protetto da sistemi di allerta precoce sui diversi rischi”.

““L’Italia, per il suo expertise e il suo know-how, è tradizionalmente un partner affidabile e competente per l’Africa nella costruzione della resilienza ai disastri”, ha dichiarato Marco Riccardo Rusconi, Direttore di AICS. “Il nostro sguardo si estende all’intero continente, nello spirito del Piano Mattei, accompagnando la creazione di una vera e proprio rete di situation rooms in grado di raccogliere dati, di processarli e soprattutto di renderli fruibili a una pluralità di operatori, dalle coste alle aree più remote”.

“La Sala Situazioni nazionale migliora in modo significativo la capacità dello stato nella salvaguardia della popolazione e dei mezzi di sussistenza del territorio” afferma Luca Ferraris, presidente di Fondazione CIMA, “perché è uno snodo di gestione dove il personale è scientificamente preparato, dotato di tecnologie innovative per l’incrocio di dati provenienti da più fonti e che combina informazioni scientifiche sui rischi, in grado perciò di elaborare bollettini di allerta tempestiva sugli impatti e permette di attivare azioni preventive in anticipo”.

Rappresentanti di AICS, UNDRR e Fondazione CIMA alla cerimonia di inaugurazione della Situation Room a Dodoma

Jenista Joachim Mhagama, Ministro di Stato dell'Ufficio del Primo Ministro della Tanzania, e Marco Riccardo Rusconi, Direttore di AICS

Uno degli schermi all'interno della Situation Room

Oltre ogni stigma: nelle periferie del Kenya, la lotta all’HIV parte dalle scuole

“Ecco, voglio raccontarti una storia per farti capire come funziona qui a Machakos”, mi dice Kaindi guardando lontano. “Una sera sono uscito verso le 20 per andare a mangiare una cosa. Entro in un piccolo ristorante vicino alla strada, e la cameriera mi chiede cosa voglio mangiare. Carne, dico io. Poi mi dice che posso scegliere tra carne fritta e carne bollita. E io chiedo la carne fritta. Poi quella sparisce per un po’. Dieci, venti, trenta minuti. Allora mi affaccio dietro il bancone, noto una porta. La apro: c’è una stanza minuscola con dentro un letto e uno sgabello, e lei che mi aspetta. E lì capisco che avevo appena ordinato, senza volerlo, un rapporto non protetto – la parola in codice è fried meat. Se avessi ordinato carne bollita, avrei potuto fare invece sesso protetto. Mi sarebbe costato 300 KES (all’incirca 2 Euro, NDR). Ho pagato, e sono andato via”.

Siamo in Kenya, il terzo Paese al mondo per tassi di prevalenza di HIV: le persone che vivono con HIV sarebbero 1,6 milioni, molti dei quali non sono consapevoli della propria condizione. La Contea di Machakos si trova a circa 60 km a sud-est della capitale Nairobi: è un importante snodo commerciale e agricolo, anche perché si trova ai margini della trafficatissima arteria che collega il porto di Mombasa a Nairobi e poi all’Uganda. Machakos è conosciuta, oltre che per la sua bellezza paesaggistica, per gli alti tassi di prevalenza di HIV, da sempre superiori alla media nazionale. Ho chiesto a Kaindi perché, secondo lui, la Contea è conosciuta per essere un ‘hotspot’ di contagi, e mi ha spiegato: “Ci passano moltissimi camionisti, in continuazione; e la prostituzione è un fenomeno molto diffuso”.

Benedict Kaindi ha 68 anni, è il direttore del Network Keniano degli Insegnanti Positivi all’HIV (KENEPOTE), un’organizzazione che mette in rete insegnanti che vivono con HIV. L’organizzazione opera a Machakos dal 2010 e realizza sessioni formative per gli studenti, offrendo supporto psicosociale e informazioni preziosissime su educazione sessuale e riproduttiva. Mi spiega che il suo lavoro aiuta non solo i ragazzi a prendere coscienza della propria condizione e a sentirsi meno soli, ma anche gli insegnanti, che scegliendo di entrare a far parte della rete, si sentono più liberi di confrontarsi su certi temi, e meno stigmatizzati. “Ci sono ancora molte leggende e miti intorno all’HIV: in molti credono ancora che sia una maledizione, oppure che si possa curare avendo rapporti con una donna vergine. Molte delle informazioni che circolano sono sbagliate o datate. Noi insieme a No One Out, abbiamo realizzato e distribuito manuali aggiornati, realizzati insieme al Ministero dell’Educazione del Kenya, con informazioni precise su modalità di contagio e salute riproduttiva”.

Il KENEPOTE negli ultimi due anni si è espanso, ha ottenuto un ufficio e si è strutturato. I membri dell’organizzazione sono passati da 20 a 60. Il merito è anche del sostegno ricevuto dalla OSC bresciana NO ONE OUT tramite l’iniziativa ‘By Youth Side’ finanziata dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo attraverso il Bando per iniziative sinergiche con il fondo globale contro HIV/AIDS, TBC e Malaria. L’iniziativa, in conclusione a giugno del 2024, interviene per offrire servizi di salute inclusivi nella lotta all’HIV, rafforzando le strutture ospedaliere di Machakos e intervenendo nella lotta alla discriminazione delle persone HIV-positive, anche con la collaborazione di educatori alla pari.

Spiega Vanni De Michele, rappresentate paese di NO ONE OUT in Kenya: “Nelle sessioni di sensibilizzazione realizzate nelle scuole, abbiamo cercato di coinvolgere educatori alla pari, perché la presenza di giovani con un vissuto simile a quello dei ragazzi cui ci rivolgiamo, li mette a proprio agio e facilita la loro disclosure”. La disclosure è il momento in cui una persona sieropositiva prende pienamente coscienza della propria condizione e riesce a rivelarlo alla famiglia, ai centri sanitari, alla comunità. “Il fatto di poterlo dire più o meno apertamente è una grande liberazione, fa sentire i sieropositivi meno soli, e soprattutto, facilita l’aderenza al trattamento antiretrovirale”.

Kaindi aveva 40 anni quando ha scoperto di aver contratto l’HIV, con sintomi violenti che lo hanno costretto a letto, incapace di camminare, sentire o parlare per sei mesi. “Non volevo rivelarlo a mia moglie, perché avevo paura che mi lasciasse. Ma lei mi ha detto che con o senza HIV, io sarei sempre stato suo marito, e si è presa cura di me finche’ non sono entrato in cura”.
Harriet Katuku, preside della scuola secondaria di Kaseve a Machakos, mi rivela che è molto soddisfatta del lavoro del KENEPOTE. “Per adesso hanno realizzato tre sessioni formative nella nostra scuola, con ragazzi tra i 14 ed i 17 anni. Generalmente in questa fascia di età i ragazzi non hanno nessuna informazione su trasmissione e contagi”.

By Youth Side ha raggiunto 5.800 adolescenti e giovani delle scuole di Machakos con sessioni formative su educazione sessuale e disclosure. Oltre a questo, l’iniziativa è intervenuta sugli ‘Youth Friendly Centres (YFC)’, gli spazi dedicati alla sensibilizzazione dei giovani su temi quali salute sessuale-riproduttiva, prevenzione dell’HIV e delle malattie sessualmente trasmissibili, che meglio riescono a interfacciarsi con adolescenti e giovani adulti. Centinaia di operatori sanitari sono stati formati, quasi 10.000 adolescenti sono stati raggiunti dal servizio di assistenza domiciliare e 1.440 adolescenti e giovani donne sono state coinvolte dal programma di prevenzione comunitaria sulle malattie sessualmente trasmissibili e screening cervicale.

Benedict Kaindi durante una delle sessioni di sensibilizzazione in una scuola secondaria di Machakos

Benedict incontra studenti delle scuole di Machakos

Gli studenti mostrano alcuni dei materiali di sensibilizzazione ricevuti tramite l'iniziativa By Youth Side

Tra le attivita' di By Youth Side, sono stati realizzati diverse attivita' di sensibilizzazione rivolte alle comunita' di Machakos

Inaugurato a Nairobi il nuovo ufficio della Sede regionale dell’Aics

Nairobi, 18 marzo 2024 – È stata ufficialmente inaugurata questo pomeriggio la
nuova sede dell’ufficio regionale dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo
Sviluppo (Aics) di Nairobi, con competenza su Kenya, Somalia, Tanzania, Uganda,
Rwanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo.

La cerimonia d’inaugurazione, culminata con il taglio del nastro nei nuovi uffici da
parte dell’Ambasciatore d’Italia in Kenya Roberto Natali e del Direttore dell’Aics,
Marco Riccardo Rusconi, si è svolta alla presenza di circa 200 invitati tra Organizzazioni
della Società Civile, Agenzie delle Nazioni Unite, rappresentanti di Ministeri e di
istituzioni locali del Kenya, agenzie di cooperazione e capi missione dei Paesi partner,
esponenti del settore privato e giovani leader locali.

L’evento si è realizzato durante
la missione di una delegazione di alto livello proveniente da Roma e guidata dal
Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri
e della Cooperazione Internazionale, Stefano Gatti, impegnata in una serie di visite
nei paesi dell’area est - africana (Etiopia, Uganda, Tanzania e Kenya) con l’obiettivo di
identificare progettualità assieme ai paesi partner da inserire nel Piano Mattei.

Gli invitati sono stati accolti dalle parole di apertura dell’Ambasciatore Natali, che ha
sottolineato la rilevanza strategica dell’Africa: “Si dice che l’Africa sia il continente del
futuro, ma io credo che l’Africa sia invece il continente del presente; per questo siamo
impegnati in Kenya per fare cooperazione e per farla insieme ai nostri partner, in
un’ottica di co-sviluppo e di mutuo beneficio”.

Il Direttore dell’Aics, Marco Riccardo Rusconi, nel suo intervento ha sottolineato che
“L’Agenzia svolge un ruolo chiave anche nell’ambito del Piano Mattei lanciato dal
Governo italiano: la strategia punta a scrivere una nuova pagina nelle relazioni tra
Italia e Africa, investendo in settori chiave che rappresentano priorità condivise con il
coinvolgimento delle eccellenze italiane”.

Il Direttore della sede regionale Aics di Nairobi, Giovanni Grandi, ha concluso
dichiarando: “L’ufficio che inauguriamo oggi è responsabile per la realizzazione di
iniziative di cooperazione in sette Paesi dell’Africa Orientale, tra cui due Paesi
prioritari per la Cooperazione Italiana, che sono Kenya e Somalia. Quest’area presenta
un immenso potenziale economico per lo sviluppo dell’Africa; è quindi di importanza
strategica per la Cooperazione Italiana”.

Con un portafoglio totale di circa 255 milioni di Euro, che include iniziative a dono, a
credito di aiuto, e finanziate dall’Unione Europea, la Sede regionale dell’Aics di Nairobi
collabora con una vasta rete di partner locali ed internazionali, operando nel campo
dello sviluppo e dell’emergenza per rispondere alle diverse sfide e fragilità che
caratterizzano una regione tanto promettente quanto complessa.

La nuova sede di AICS Nairobi

 

L'Ambasciatore d'Italia in Kenya Roberto Natali e il Direttore di AICS Marco Rusconi al taglio del nastro

 

 

Da sinistra: Valeria Buoninfante, Vice Direttrice dell' Ufficio di AICS Nairobi, Giovanni Grandi, Direttore dell'Ufficio Regionale AICS Nairobi, S.E. Roberto Natali, Ambasciatore d'Italia in Kenya, Marco Rusconi, Direttore AICS

I partecipanti alla cerimonia di inaugurazione.

Lanciato il Fondo per la Pace e la Stabilità della Somalia finanziato dall’Italia

Mogadiscio, 13 settembre 2023 – Si è tenuto oggi a Mogadiscio alla presenza del Primo Ministro della Somalia l’evento di lancio del Fondo Towards Peace and Stability In Somalia (TPSS). Questo fondo, avviato dal Governo Federale della Somalia e dalla Cooperazione italiana, ha l’obiettivo di rispondere ai bisogni più urgenti del Paese, tra cui la stabilità, la pace e la costruzione di istituzioni democratiche.

Il Fondo prevede la realizzazione di due tipologie di interventi, eseguiti sotto la guida del Governo Federale somalo. La prima serie di interventi sarà finalizzata ad iniziative di emergenza e risposta rapida nelle aree liberate da Al-Shabaab. La seconda, invece, riguarderà interventi di sviluppo a medio-lungo termine, con un’attenzione particolare alla resilienza, all’empowerment economico e al processo di rafforzamento istituzionale nel Paese.

Le attività comprenderanno quindi sia interventi urgenti e immediati di riabilitazione di infrastrutture per la fornitura di servizi di base, sostegno all’educazione e all’istruzione e sostegno ai governi locali soprattutto per promuovere la coesione sociale e la riconciliazione all’interno dei territori liberati, sia progetti di sviluppo nei settori dell’ambiente e agricoltura, della salute e dell’industria.

Per assicurare una gestione trasparente ed efficace del Fondo è stato previsto un meccanismo di governance che prevede: un Comitato Direttivo di Alto Livello, formato da rappresentanti dell’Ufficio del Primo Ministro della Somalia e dall’Ambasciatore d’Italia in Somalia, un comitato tecnico d’indirizzo – che avrà il ruolo di individuare e presentare al comitato direttivo le proposte progettuali nelle diverse aree di intervento previste, in cui siede il Direttore della Sede Regionale di AICS Nairobi.

Il finanziamento sarà inizialmente assicurato con le risorse della Cooperazione italiana, con un contributo iniziale di 3.820.000 euro. L’impegno del governo somalo e del partner italiano è quello di attrarre ulteriori finanziamenti, coinvolgendo i principali donatori internazionali, per ampliare la portata dell’iniziativa e garantire continuo supporto al popolo somalo.

L’Ambasciatore d’Italia in Somalia, Alberto Vecchi, ha sottolineato: “Il TPSS conferma ancora una volta l’impegno dell’Italia. Lavoreremo a fianco delle controparti governative per garantire un futuro migliore e sostenibile alla popolazione somala”.

Giovanni Grandi, Titolare di Sede dell’Ufficio Regionale di Nairobi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, ha dichiarato: “Questo strumento che lanciamo oggi ha un’importanza chiave per il futuro della Somalia, soprattutto nell’ottica del rafforzamento istituzionale e nel fornire al Governo somalo i mezzi e le conoscenze per costruire uno sviluppo endogeno che non lasci nessuno indietro”.

L'Ambasciatore d'Italia in Somalia Alberto Vecchi e il Primo Ministro Somalo all'evento di lancio del TPSS a Mogadiscio

Tanzania, avvenuto il lancio del Progetto Sanitario Regionale

Dodoma, Tanzania. Si è tenuto oggi a Dodoma, in Tanzania, il Kick-off meeting della componente tanzana del Progetto Sanitario Regionale “Creazione di una rete sanitaria in Kenya, Tanzania e Uganda”. L’evento di lancio è stato organizzato dalle Organizzazioni della Società Civile (OSC) italiane Centro Mondialità Sviluppo Reciproco (CMSR), Medici con l’Africa CUAMM e Cooperazione Paesi Emergenti (COPE), in coordinamento con la Sede di Nairobi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e con Ministeri della Salute della Tanzania e di Zanzibar.

L’obiettivo specifico del progetto in Tanzania e Zanzibar è quello di aumentare la disponibilità e la qualità dei Servizi di Sanità Primaria per la salute di donne e bambini, aumentando il numero di parti assistiti da personale qualificato in strutture istituzionalizzate, rafforzando e aumentando il numero di strutture sanitarie che forniscono Emergency Obstetric and Newborn Care (EmONC) nelle comunità beneficiarie e andando a ridurre il numero dei decessi neonatali nelle strutture sanitarie target. Le strutture sanitarie coinvolte nel progetto saranno in totale 9, 4 in Tanzania continentale e 5 a Zanzibar.

Le componenti principali saranno la formazione del personale sanitario, l’advocacy a livello di comunità, l’acquisto e la distribuzione di equipaggiamento e materiale sanitario che possa consentire lo sviluppo dei servizi previsti. Il progetto in Tanzania e Zanzibar beneficerà anche di due componenti regionali del programma, relative alla creazione di unità mobili per l’esecuzione di ecografie nelle comunità, in modo da consentire quanto più possibile l’accesso a tale servizio a donne incinte in zone rurali o periferiche, oltre allo sviluppo e diffusione di un software di raccolta dati per la valutazione delle performances delle strutture sanitarie nel settore della salute materno-infantile, in direzione della massimizzazione dell’impatto.

In totale i beneficiari diretti stimati sono 24,997, individuati tra il personale sanitario delle strutture sanitarie target dell’iniziativa e le donne in gravidanza che accedono ai servizi sanitari delle aree target (24,637).

Educazione, salute ed infrastrutture per la costa del Kenya: al via la seconda fase del MISHDP

Malindi, 28 marzo 2023 – È stata ufficialmente avviata nella giornata di oggi la seconda fase dell’iniziativa ‘Programma Integrato per lo Sviluppo Socio-Sanitario di Malindi’ (MISHDP) durante un evento organizzato dall’Autorità per lo Sviluppo Costiero (CDA) del Kenya. La cerimonia si è tenuta a Malindi alla presenza di Giovanni Grandi, Titolare della Sede di Nairobi dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), Gideon Mung’aro, Governatore della Contea di Kilifi, Idris Dokota, Segretario Permanente del Dipartimento di Stato delle Aree Aride e Semi Aride e dello Sviluppo Economico del Kenya, rappresentanti del CDA, delle autorità locali e della comunità beneficiarie.

L’evento sancisce l’avvio di un’importante iniziativa che ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo delle sub-contee di Malindi e Magarini, nella Contea costiera di Kilifi, attraverso interventi nei settori dell'educazione, della salute, e infrastrutturale e per il rafforzamento delle istituzioni locali. L’iniziativa è finanziata dall’Italia attraverso un credito d'aiuto agevolato del valore di 6,4 milioni di Euro, e viene realizzata dalla CDA attraverso una serie di interventi che includono, tra gli altri, la costruzione di una strada asfaltata nell'unica via di accesso verso la penisola di Ngomeni, dunque di importanza strategica per l'economia dell'intera area, la costruzione di un reparto di terapia intensiva presso il centro sanitario di Malindi, la costruzione di aule scolastiche e l’introduzione di uno schema di incentivi per giovani studenti meritevoli.

La prima fase del MISHDP, finanziata dalla Cooperazione Italiana e realizzata dalla CDA, si è conclusa nel 2012 e ha riguardato lo sviluppo di Malindi e Magarini. Questa prima fase ha visto la realizzazione di infrastrutture di base nel settore sanitario, dell’educazione ed infrastrutturale nelle aree limitrofe al Centro Spaziale italiano “Luigi Broglio” a Malindi, recentemente visitato dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

‘La prima serie di interventi è stata pensata come un primo passo verso lo sviluppo integrato dell'area’, ha dichiarato Giovanni Grandi, Titolare della Sede Aics di Nairobi. ‘Attraverso la fase II, la Cooperazione Italiana intende rinnovare il proprio sostegno al Governo del Kenya nei suoi sforzi per migliorare l'accesso ai servizi di base alla popolazione, secondo l’approccio di partnership che guida il rapporto di amicizia e cooperazione tra Italia e Kenya’.

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Giovanni Grandi, Titolare della Sede AICS di Nairobi, durante il suo intervento per la cerimonia di lancio del programma MISHDP II a Malindi

Giovanni Grandi e Idris Dokota, Segretario Permanente del Dipartimento di Stato delle Aree Aride e Semi Aride e dello Sviluppo Economico del Kenya, interagiscono con la stampa e i media locali

Foto di gruppo con partner, stakeholders e autorità locali partner del MISHDP II

Uganda, aperto un nuovo plesso oculistico chirurgico finanziato dall’Aics

È stato inaugurato oggi a Kitgum, nel nord dell’Uganda, il nuovo plesso oculistico chirurgico dell’Ospedale St. Joseph, costruito grazie al sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics).

Il reparto ha l’obiettivo di migliorare l’accesso e la qualità dei servizi oftalmici per 10.200 persone ogni anno, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili come persone con disabilità, donne e bambini, che vivono anche nelle comunità più remote.

Il nuovo plesso vede la luce dopo tre anni di lavori grazie a un ampio progetto di cooperazione internazionale, di cui è capofila Cbm Italia – organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura delle disabilità visive nei Paesi del Sud del mondo – in accordo con il ministero della Salute ugandese, in collaborazione con la Osc Medici con l’Africa Cuamm e i governi distrettuali di Kitgum, Arua e Terego.

L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del direttore di Cbm Italia Massimo Maggio, di monsignor John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, della ministra della Salute ugandese Jane Ruth Aceng, della direttrice medica del S. Joseph Hospital Pamela Atim e di Jackie Kwesiga, country director di Cbm per l’Uganda.

In Uganda sono 3 milioni le persone con problemi di vista, ma al momento in tutto il Paese è presente un oftalmologo ogni milione di persone. Patologie come cataratta, errori refrattivi, tracoma, traumi e glaucoma portano alla cecità poiché non vengono curate a causa della mancanza di mezzi e servizi oftalmici adeguati, soprattutto nelle zone più remote. Il 75% dei casi di cecità sono tuttavia evitabili e curabili secondo l’International Agency for the Prevention of Blindness (Iapb).

Il nuovo plesso prevede una nuova sala operatoria che rende il centro oculistico capace di erogare cure diagnostiche, trattamenti specialistici e chirurgie. A questo si aggiunge il rinnovamento della sala per la degenza dei pazienti.

Lo stesso progetto ha permesso inoltre la ristrutturazione e l’equipaggiamento di altri quattro centri sanitari, oltre all’organizzazione di cliniche oculistiche chirurgiche e non chirurgiche mobili nelle comunità lontane e nei campi profughi.

TANZANIA: Lancio dell’iniziativa “Diverse Food System: Miglioramento della nutrizione col supporto ad un sistema alimentare diversificato e sostenibile”

Dodoma, 03/03/2023. Venerdì 3 marzo si è tenuto a Dodoma l’evento di lancio del progetto “Diverse Food System: Miglioramento della nutrizione col supporto ad un sistema alimentare diversificato e sostenibile”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) e implementato da LVIA – Associazione Volontari Internazionali Laici. Partners del progetto sono il CUAMM – Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari, l’associazione locale Mtandao wa Vikundi vya Wakulima Tanzania – MVIWATA e il College of Agriculture della Sokoine University of Agriculture.

L’iniziativa, che ha una durata prevista di 3 anni, ha come obiettivo il miglioramento dell’efficacia e inclusività del sistema di sicurezza alimentare e nutrizionale delle comunità residenti nella regione di Dodoma, con un particolare focus sulle categorie più vulnerabili della popolazione come minori, donne in gravidanza etc. Nella Regione di Dodoma infatti, sono presenti numerosi casi di malnutrizione cronica (37.2%) e acuta (0,4%) e l’ineguaglianza in termini di sicurezza alimentare grava particolarmente sulle donne e sui bambini.

Hanno partecipato all’evento, Paolo Razzini, responsabile dell’ufficio di coordinamento di Aics Nairobi in Tanzania, assieme a rappresentanti governativi dei distretti di Kongwa, Chawmino e Bahi e rappresentanti delle organizzazioni partner.

Nel corso del suo intervento, Razzini ha sottolineato come migliorare la nutrizione e aumentare la sicurezza alimentare sia un settore prioritario dell'Aics. Questa priorità si allinea a diversi piani di sviluppo strategico e linee guida della Repubblica Unita della Tanzania, come ad esempio il National Multisettorial Nutrition Action Plan 2021/22-2025/26, la Tanzania Horticultural Development Strategy (2012-2021), il National Agricultural Plan (2022-2030) e le National Guidelines of Integrated Management of Acute Malnutrition.

I beneficiari diretti dell'iniziativa saranno circa 114.000 persone, prevalentemente nelle aree rurali (circa l'85%), così suddivise: circa 21.800 bambini sotto i 5 anni saranno sottoposti a screening per malnutrizione, circa 22.400  donne e madri di bambini sotto i 5 anni verranno sensibilizzate sulle buone pratiche igienico-nutrizionali e sulla parità di genere, circa 42.000 agricoltori (di cui oltre 25.200 giovani) verranno formati e aiutati per arrivare ad una maggiore diversificazione produttiva, 3.000 agricoltori saranno supportati con capacity building e accesso ai mercati per le verdure autoctone e infine, attraverso le attività di sensibilizzazione, 20.000 consumatori nelle aree urbane potranno fare scelte nutrizionali più informate.

 

Dal Sud Sudan all’Uganda in cerca di protezione: un viaggio oltre i confini

Siamo andati ad Adjumani, distretto nel Nord dell’Uganda al confine con il Sud Sudan. Abbiamo seguito il percorso che fanno i rifugiati che entrano nel Paese in cerca di protezione, a partire dal momento della registrazione subito dopo aver varcato il confine sino all’arrivo nei campi profughi. Dove Aics interviene a supporto delle comunità rifugiate ed ospitanti

Il confine

Per passare il confine tra Sud Sudan e Uganda dal distretto ugandese di Amuru bisogna attraversare un ponte su un fiume completamente arido, affollato di camion, moto, animali, venditori di ogni cosa, militari armati e guardinghi, polvere. Partendo dalla parte ugandese, siamo riusciti a percorrerne solo metà; i militari sud sudanesi ci hanno poi rispedito indietro senza troppe cerimonie.

Ogni mese, centinaia di persone attraversano questo ponte in fuga dal Sud Sudan, paese ancora sconvolto da una guerra civile durata 5 anni, tensioni interne e da anni consecutivi di inondazioni record che hanno provocato una delle più gravi crisi umanitarie del continente, con circa 2 milioni di sfollati interni e 2,2 milioni in cerca di protezione verso i paesi limitrofi.

Una volta scampati i severi controlli dei militari sul ponte, si arriva agli uffici di frontiera ugandesi. È difficile, persino per noi, non sentirsi sollevati dal notare l’enorme insegna rossa che campeggia sopra gli uffici: WELCOME TO UGANDA.

Il centro di prima registrazione 

A 300 metri dal ponte si trova il Centro di Raccolta (Collection Point) di Elegu. Qui le autorità ugandesi dell’Ufficio del Primo Ministro (OPM), entità responsabile per il sistema di accoglienza, insieme a UNHCR e ad una squadra medica registrano i profughi appena arrivati e svolgono i primi controlli sanitari, somministrando vaccini se necessario, incluso quello contro il Covid-19.

Francis Kirya dell’OPM ugandese ci dice che solo ad Elegu, uno dei punti di accesso alla frontiera tra Uganda e Sud Sudan, durante il mese di gennaio 2023 sono stati registrati 646 nuovi arrivi.

Mentre ci illustra i tesserini identificativi ed i braccialetti che vengono dati ai profughi per dar loro diritto a ricevere gli aiuti alimentari del World Food Programme (WFP), Francis vede dietro le nostre spalle che nel Centro sta entrando una famiglia di sud sudanesi: camminano lentamente ma con decisione. Sono nove; sette bambini, la loro madre e suo fratello.

‘Quanto tempo avete viaggiato per arrivare qui?’, chiediamo loro, percependo il loro sfinimento nel torrido caldo equatoriale.

‘Un mese’, ci dice l’unico ragazzo che parla inglese, ‘abbiamo preso un bus che attraversa tutto il Paese, non potevamo permetterci mezzi più veloci’.

Al Centro di Elegu, ogni membro della famiglia viene registrato su una piattaforma tramite impronte digitali. Questo sistema serve ad identificare i profughi in un database globale, dove vengono anche realizzati controlli di sicurezza da parte dell’intelligence.

In serata, ci spiega Francis, verranno accompagnati al Reception Centre di Nyumanzi.

Reception Centre e assegnazione ai campi  

Al Reception Centre i profughi appena registrati trascorreranno qualche giorno, prima di essere trasferiti in uno dei campi nei dintorni. Ad ogni famiglia viene assegnato un alloggio temporaneo; nel Reception Centre ci sono sanitari comuni e si ricevono aiuti alimentari ogni giorno, coordinati da WFP. All’interno del centro c’è anche un centro medico di prima emergenza e un piccolo parco giochi.

Vita nei campi

L’Uganda è il paese africano che accoglie il più alto numero di rifugiati: oltre 1,5 milioni secondo il censimento del 2021, di cui il 65,3% provenienti dal Sud Sudan. Le assegnazioni nei campi, ci spiega Francis, vengono effettuate in base alla disponibilità e facendo attenzione a non mescolare gruppi tribali in conflitto tra loro. Una volta nei campi, ai rifugiati vengono assegnati piccoli appezzamenti di terreno che possono essere utilizzati per realizzare attività agricole per il sostentamento.

Secondo i dati di UNHCR, solo nel Distretto di Adjumani a dicembre 2022 risultavano registrati nei 18 campi circa 280.000 tra richiedenti asilo e rifugiati, di cui l’86% donne e bambini. È proprio qui che si concentrano le attività dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) a sostegno della popolazione in diaspora e in fuga dal Sud Sudan e a beneficio delle comunità ospitanti.

‘Attraverso le nostre Organizzazioni della Società civile presenti sul territorio e in collaborazione con  le autorità locali, interveniamo con attività di formazione e di creazione di impresa per i giovani, sviluppando opportunità di guadagno e sostentamento spesso attraverso collaborazioni tra profughi sud sudanesi e ugandesi, senza tralasciare azioni che possano facilitare le condizioni per un futuro eventuale ritorno nel paese di provenienza per aiutarne la ricostruzione’ spiega Giovanni Grandi, titolare della Sede Aics di Nairobi. ‘In questo modo sosteniamo le politiche ugandesi che favoriscono l’integrazione dei profughi nel Paese e mitighiamo le possibili tensioni che possono nascere tra i due gruppi conviventi, e che derivano principalmente dall’uso congiunto delle limitate risorse naturali.’

L’adozione di misure di prevenzione e mitigazione delle tensioni tra ugandesi e sud sudanesi è essenziale laddove, a causa del protrarsi delle condizioni di insicurezza, la popolazione rifugiata sud sudanese si sta progressivamente sedentarizzando in Uganda. Lo dimostra la storia di Grace, 35 anni, arrivata 31 anni fa come rifugiata e tutt’oggi residente nel campo di Elema, nel distretto di Adjumani. Qui Aics sta sostenendo la realizzazione di interventi infrastrutturali, tra cui l’installazione di punti di approvvigionamento d’acqua e il rinnovamento di spazi di aggregazione per la comunità. ‘Questi interventi hanno anche contribuito a ridurre i conflitti tra comunità rifugiate e comunità ospitanti’, dice, riferendosi in particolare al pozzo costruito da Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo (C&S) proprio dietro le nostre spalle.

Grace oggi è leader della comunità, e lavora come traduttrice al centro sanitario di Elema, ‘perché spesso la barriera linguistica crea problemi di comprensione tra ugandesi e sud sudanesi’, ci spiega. Grace ha completato l’educazione primaria e secondaria in Uganda. Ha cinque figli, ed è riuscita a costruire la propria casetta all’interno del campo. ‘Il sistema di accoglienza ugandese funziona, e riesce a far sentire i rifugiati a proprio agio. La mia casa, però, rimane in Sud Sudan e sogno un giorno di poter tornare, se mai ci sarà pace’, ci confida mentre guarda lontano.

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Aics in Uganda interviene con un'iniziativa di emergenza volta a promuovere l'integrazione delle popolazioni sud sudanesi sfollate, ritornanti e rifugiate. Il progetto interviene nei campi rifugiati del distretto di Adjumani con la realizzazione di centri di aggregazione per giovani e donne e la costruzione di nuovi sistemi di approvvigionamento acqua. È prevista la promozione di attività agricole, di sostegno all’allevamento e al commercio per migliorare il reddito delle famiglie rifugiate, e la realizzazione di attività per promuovere l'integrazione con le comunità ospitanti per sostenere una pacifica convivenza. L’iniziativa, iniziata a settembre del 2022 e della durata prevista di 20 mesi, è realizzata da Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo in consorzio con Jesuit Refugee Service.

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L'ingresso del Centro di Raccolta di Elegu, Nord Uganda. ©M. Watsemba/AICS Nairobi

Francis Kirya dell'OPM spiega come funziona il processo di registrazione nel Centro di Elegu ©M. Watsemba/AICS Nairobi

Uno dei centri di aggregazione per le donne rinnovati da Aics e C&S presso il campo di Nyumanzi, Distretto di Adjumani. ©M. Watsemba/AICS Nairobi

I rifugiati al Reception Centre in attesa di ricevere il pranzo distribuito da WFP. ©M. Watsemba/AICS Nairobi

Un impianto idrico finanziato da Aics presso la scuola elementare del campo profughi di Elema, distretto di Adjumani. ©M. Watsemba/AICS Nairobi

Grace, 35 anni, vive nel campo profughi di Elema da 31 anni. ©M. Watsemba/AICS Nairobi

Grace ci mostra la sua casa nel campo profughi di Elema. ©M. Watsemba/AICS Nairobi