Uganda

L'Uganda, ufficialmente Repubblica dell'Uganda, confina a nord con il Sudan del Sud, a est con il Kenya, a sud con la Tanzania e il Ruanda e a ovest con la Repubblica Democratica del Congo; non ha sbocchi al mare. La parte meridionale del territorio comprende una parte sostanziosa del Lago Vittoria. L’indipendenza dell’Uganda dal Regno Unito risale al 1962.

L'attuale presidente dell'Uganda è Yoweri Kaguta Museveni, che detiene il potere da quando lo ha preso nel gennaio 1986 dopo una guerriglia durata sei anni. A seguito di emendamenti costituzionali che hanno rimosso i limiti di mandato per il presidente, è stato in grado di candidarsi ed è stato eletto presidente dell'Uganda alle elezioni generali del 2011, 2016 e 2021.[1]

L’Uganda è una Nazione considerata relativamente stabile anche grazie al forte controllo esercitato dal NRM (il partito al potere) su stampa e libertà di espressione, che limitano di fatto qualsiasi credibile opposizione organizzata. Esistono comunque elementi di tensione sia interni che esterni/regionali.

Le sanzioni anti COVID19 hanno causato una riduzione della crescita dei consumi a causa della riduzione delle rimesse, del credito limitato e della perdita di posti di lavoro. Nel periodo 2020-21, la povertà è aumentata dal 27,5 al 32,7% con conseguente aumento della microcriminalità. Negli ultimi vent’anni l’Uganda ha avuto una delle crescite economiche più alte dell’Africa, ma le disparità sociali rimangono ancora forti e il livello di povertà estrema è ancora elevato. In particolare, il deterioramento dell’economia e del mercato interno ed esterno ha riacceso nella regione del Karamoja la presenza di razziatori di bestiame (anche oltre la frontiera del Kenya) e di predoni armati lungo le strade.

L’Uganda continua ad essere oggetto di saltuari ma gravi atti di terrorismo attribuiti o rivendicati da gruppi islamici legati agli Shabaab Somali, come ritorsione all’appoggio ugandese al governo somalo con la presenza di un contingente militare.

Inoltre, l’Uganda è coinvolta nelle tensioni e conflitti interni della Repubblica Democratica del Congo nella regione del Kivu. Le violenze in RDC si sono riaccese nel corso del 2022 creando un forte flusso di rifugiati soprattutto in Uganda.

Anche il confine col sud Sudan resta instabile, anche se nel corso del 2022 la sicurezza parrebbe migliorata la maggioranza dei profughi è restia a tornare nei luoghi di origine.

Il peggioramento del contesto globale, in seguito all'invasione russa dell'Ucraina, potrebbe ridurre la crescita dell'Uganda negli anni fiscali 2023-2024 al di sotto del 3,4% registrato nel 2021, a causa delle interruzioni del commercio, dei prezzi delle materie prime più elevati e della maggiore avversione al rischio che potrebbe rallentare gli investimenti. Input più costosi (ad es. fertilizzanti e trasporti) porranno anche sfide alla produzione agricola, alla sicurezza alimentare e ai redditi delle famiglie.[1]

Inoltre, i cambiamenti climatici hanno pesantemente condizionato l’agricoltura, con forte perdita dei raccolti, che resta la fonte primaria di sussistenza e di reddito per la maggioranza della popolazione.

Il contributo italiano

Il legame che unisce l’Italia all’Uganda è molto profondo e risale agli inizi del secondo dopoguerra attraverso gli istituti missionari e il volontariato della società civile italiana. I rapporti di cooperazione sono stati formalizzati per la prima volta solo nel 1974, con la stipula di un Accordo bilaterale. Attualmente, le attività sono regolate da un “Memorandum of Understanding” siglato con il Governo ugandese nel 1993.

I settori di maggior rilevanza della cooperazione italiana in Uganda sono quello sanitario, l’educazione professionale e lo sviluppo agricolo con l’accesso a fonti d’acqua sicure. Storicamente la presenza italiana si è concentrata nella regione del nord, che sono state lungamente afflitte da guerra civile e insicurezza, causando povertà e marginalizzazione.

A oggi di particolare importanza sono gli interventi dell’Agenzia nel rafforzamento dei sistemi sanitari sia a livello centrale che periferico a garanzia dell’accesso universale alle cure da parte delle fasce più deboli della popolazione nelle aree urbane e rurali.

[1] 25/05/22, World bank Country Overview