CUAMM, i primi cinquant’anni di impegno per la salute e la sicurezza alimentare in Tanzania

Dar Es Salaam - La promozione della salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile a livello comunitario ha costituito sin dal 1968 un impegno di grande valenza per il Cuamm in Tanzania, che quest’anno festeggia il cinquantesimo anniversario dall’inizio delle attività in questo Paese. Un lavoro lungo e impegnativo che ebbe inizio a pochi anni dall’indipendenza (1961) con l’invio dei primi medici presso gli ospedali missionari di Ikonda e Tosamaganga e che da allora esprime un contributo di grande rilievo nell’ambito della promozione e tutela della salute.

Il primo programma sanitario realizzato dal Cuamm in Tanzania, con il sostegno della Cooperazione italiana, risale al 1977. Da allora oltre 300 medici sono partiti per la Tanzania con il Cuamm e oggi l’organizzazione è presente nelle regioni di Dodoma, Inringa, Njombe, Morogoro, Ruvuma, Shinyanga e Simiyu con 140 operatori tra medici e cooperanti, sia tanzani che italiani e di altre nazionalità europee.

I festeggiamenti per l’importante anniversario hanno avuto luogo presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia in Tanzania Roberto Mengoni. Hanno partecipato all'evento, insieme al direttore don Dante Carraro, alti funzionari del ministero tanzano della Sanità a livello centrale e regionale, il vescovo di Iringa ed ex presidente della conferenza episcopale della Tanzania, mons. Tarcisius JM Ngalalekumtwa, funzionari UNICEF, operatori espatriati e locali dell’organizzazione in Tanzania, e  una nutrita rappresentanza di volontari di altre Osc italiane che collaborano con Cuamm.

Con oltre 1.200 casi di malnutrizione acuta trattati nell’ultimo anno, il Cuamm è in prima fila tra le organizzazioni italiane impegnate nella lotta alla malnutrizione infantile, anche grazie al sostegno ricevuto dall’AICS per la realizzazione del progetto di “Sostegno integrato per il diritto all’acqua, igiene e nutrizione in Tanzania centrale” che vede l’Osc italiana LVIA nel ruolo di capofila. L’obiettivo specifico del progetto, sostenuto dall'Agenzia con un contributo di 1,2 milioni di euro, è quello di contribuire in modo durevole al miglioramento della qualità e della governance dei servizi idrici, di igiene e di nutrizione, a favore di circa 40mila residenti nelle regioni di Dodoma e Iringa. Tra le attività previste dall'iniziativa rientra la formazione del personale delle strutture ospedaliere e dei Community Health Workers, che sono incaricati della sensibilizzazione a livello di comunità sui comportamenti da adottare per prevenire la malnutrizione, oltre che dell’identificazione e del riferimento dei casi di Severe Acute Malnutrition (SAM) alle strutture sanitarie.

Le attività in ambito nutrizionale promosse dal Cuamm comprendono la formazione di operatori sanitari di villaggio addetti alle attività di screening, la formazione del personale sanitario della regione di Iringa sulla diagnosi e il trattamento della malnutrizione, la fornitura di alimenti terapeutici per l'assistenza dei bambini malnutriti e l'erogazione di servizi specialistici per il trattamento dei casi più complicati.

La struttura di riferimento regionale si trova nell’ospedale di Tosamaganga, che riceve una media di 200 casi di malnutrizione infantile acuta all’anno. Presso il medesimo ospedale, il Cuamm promuove dal 2012 il programma “Prima le mamme e i bambini”  che intende garantire alle donne il diritto al parto assistito, oltre che l’assistenza sanitaria e nutrizionale per tutto il periodo che va dall’inizio della gravidanza ai primi due anni di vita dei bambini. Tra i principali servizi offerti dall’ospedale si annoverano la chirurgia d’urgenza e l’ostetricia. Servizi, dunque, di assistenza medica specialistica che l’ospedale è in grado di erogare anche grazie alla presenza di personale sanitario italiano garantita dal Cuamm.

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Consegnati i primi grant alle imprese partecipanti all’acceleratore E4Impact

Nairobi - Nella giornata di mercoledì 30 gennaio 2019, presso la sede dell’acceleratore di impresa E4Impact a Karen (Nairobi), sono stati consegnati i primi contributi ad alcune delle venti imprese selezionate, a giugno scorso, nell’ambito del progetto. In totale, quasi 40 milioni di Scellini kenioti (circa 34.000 Euro), sono stati assegnati a sette delle dodici imprese che hanno preso parte a questo primo gruppo. A giudicare le idee imprenditoriali meritevoli di finanziamento è stato un panel di cinque membri provenienti dalla Sede AICS di Nairobi, dal National Environmental Trust Fund e da agenzie private quali Grand Challenges Africa, NetBizImpact e Victoria Venture.

Supportati dai mentori dell’Acceleratore, ciascuno degli imprenditori partecipanti al “Pitching Day” ha avuto a disposizione sette minuti di tempo per illustrare le motivazioni a sostegno della richiesta di finanziamento, nonché dare una panoramica sul proprio modello di impresa, sui risultati raggiunti nei mesi precedenti e sugli obiettivi futuri. Al termine di ciascuna presentazione i giudici hanno avuto a disposizione cinque minuti per interagire con gli imprenditori così da comprendere meglio diversi aspetti delle attività imprenditoriali sottoposte a loro giudizio.

Nello spirito di interazione “a tripla elica” tra settore pubblico, privato e della ricerca, attraverso questo primo “Pitching Day” si è così attivato il fondo di investimento filantropico, interamente a carico di ENI, quale servizio dell’Acceleratore a sostegno delle idee imprenditoriali più meritevoli e con il maggior potenziale di crescita. Una successiva tornata di erogazione per le restanti imprese è prevista per il mese di marzo 2019.

> Comunicato stampa (*pdf)

 

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Si accende la tripla elica dello sviluppo: al via le prime 20 iniziative dell’incubatore E4Impact

Nairobi - Venti idee imprenditoriali avranno accesso ai servizi dell’incubatore di impresa E4Impact, frutto di un progetto elaborato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, cofinanziato dall’Agenzia e implementato dalla sede di Nairobi della Fondazione E4Impact. L'iniziativa si configura come un incubatore (start-up) e acceleratore (scaling-up) di impresa per promuovere l’imprenditorialità - in particolare femminile e ad alto impatto sociale/ambientale - per creare opportunità di occupazione giovanile e stimolare l’apertura all’internazionalizzazione delle nuove imprese.

L’incubatore rappresenta un'attuazione dell’approccio cosiddetto “a tripla elica” che mette in relazione i tre attori principali coinvolti nei processi innovativi  - università/enti di ricerca, impresae e istituzioni - e la nuova concezione dello sviluppo dell'Agenda 2030 che attribuisce un ruolo fondamentale al settore privato e alla crescita di una classe imprenditoriale locale. In questa ottica, sono partner dell’iniziativa due soggetti pubblici - Jomo Kenyatta University of Agriculture and Technology (JKUAT) e Micro Enterprise Support Program Trust (MESPT) afferente al Ministero dell’Industria – e due soggetti privati - Tangaza University College (TUC) e Kenyan National Chamber of Commerce and Industry (KNCCI).

Alla cerimonia di presentazione delle 20 idee selezionate, il 13 giugno scorso, hanno partecipato  l'ambasciatore in Kenya Mauro Massoni, la titolare dell'Ufficio AICS di Nairobi Teresa Savanella, il Principal Secretary per il Vocational and Technical Training Kevit Desai, il CEO della Fondazione E4Impact Mario Molteni e il manager E4Impact per l’Africa Orientale David Cheboryot.

Le idee di impresa, operanti principalmente in settori di eccellenza delle imprese italiane quali l’agroalimentare, la pelletteria e la moda, sono state selezionate su oltre 250 candidature attraverso un processo competitivo che ha tenuto conto di elementi quali il modello di business, la competenza del capitale umano, l’impatto del contributo da parte dell'acceleratore e le potenziali opportunità per investimenti futuri. A dimostrazione dell’alta partecipazione da parte della società civile locale e italiana, diverse delle venti imprese selezionate si focalizzano sulle comunità locali, attraverso un approccio partecipativo in grado di coinvolgere le persone e favorire lo sviluppo della dello stesso gruppo comunitario.

L’ambasciatore Massoni ha ricordato come il motivo per cui l’incubatore si concentri sulle aree di eccellenza italiane sia dato dalla volontà di condivisione, con le imprese keniane, di quegli errori commessi e di quei successi ottenuti che hanno permesso alle imprese italiane di essere conosciute a livello globale.

Teresa Savanella ha sottolineato come, in linea con la normativa che regola la Cooperazione italiana, sia prevista la più ampia apertura del sistema italiano nella ricerca di opportunità di collaborazione con diversi attori dello sviluppo quali società civile, università e settore privato – in particolare le imprese sociali. Inoltre, ha augurato che il progetto possa produrre un ambiente di apprendimento favorevole anche grazie alla possibilità per il settore privato italiano di fornire il proprio know-how per sostenere la creazione di posti di lavoro dignitosi.

Durante la fase di realizzazione, le start-up locali saranno collegate con aziende italiane operanti in settori affini al fine di garantire un apprendimento dei modelli di business e condividere le migliori pratiche da poter applicare in Kenya. Inoltre, le imprese avranno accesso a fondi per lo sviluppo delle proprie idee imprenditoriali e l'accesso a servizi di consulenza professionali in marketing, assistenza legale e contabilità. Per l’intero processo di incubazione, le imprese potranno accedere alle strutture dell’incubatore, oltre a ricevere coaching e tutoraggio internazionale e locale.

Tra le idee, particolare nota merita l’incubatore sociale Jikaze Utafulu - Impegnati e avrai successo, presentato dalla ong italiana SVI attraverso il progetto No one out! che si concentra sulla lotta alla criminalità, alla prostituzione e all'uso di droghe attraverso programmi di microfinanza che permettano il potenziamento delle imprese esistenti e l’erogazione di borse di studio per i più bisognosi.

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Una meta comune per gli attori del sistema cooperazione, le Ong italiane si raccontano

Nairobi - Nella giornata di lunedì 4 giugno, a ridosso della festa della Repubblica che a Nairobi è stata celebrata presso la residenza dell’ambasciatore d’Italia, è stata presentata la pubblicazione “Nia moja, One aim, Una meta – Experiences of Italian NGOs in Kenya”. Alla presentazione, in uno stand dedicato alle Ong italiane operative nel Paese, hanno partecipato l'ambasciatore Mauro Massoni, la titolare della sede AICS di Nairobi Teresa Savanella, rappresentanti delle Ong coinvolte e autorità governative nazionali e locali.

Gli ospiti hanno avuto occasione di interagire con i rappresentanti delle Ong italiane presenti allo stand, sfogliare la pubblicazione, conoscere le attività promosse dagli attori della Cooperazione italiana e visitare una mostra fotografica che ha ripercorso le attività più significative delle organizzazioni presenti nel volume.

La pubblicazione, prodotta grazie al contributo della sede AICS di Nairobi e nata in seno agli incontri regolari tra OSC, Agenzia e Ambasciata, è stata il frutto della volontà comune di creare un testo che raccogliesse e raccontasse a un pubblico più ampio possibile le attività di supporto e sviluppo portate avanti delle organizzazioni della socità civile operanti in Kenya. Il titolo stesso intende rimarcare l’obiettivo programmatico di una "meta comune" attraverso la traduzione in tre lingue diverse ma legate tra loro - swahili, inglese, italiano - della medesima parola.

Con le prefazioni a cura dell’ambasciatore Massoni e della dott.ssa Savanella, il volume descrive l’esperienza delle organizzazioni italiane in Kenya e le attività portate avanti attraverso infografiche sulle aree di intervento, attività e finanziamenti, oltre a schede riassuntive dedicate a 30 Ong italiane.

Il supporto alla pubblicazione da parte di AICS Nairobi si inquadra nelle attività portate avanti sia nell’ambito dell’iniziativa “Inclusive Development Partnership”, sia nell'attuazione delle linee programmatiche dettate dalla legge 125/2014, finalizzate alla promozione di sinergie e partenariati tra i diversi attori di un sistema di cooperazione plurale ed efficiente.

• Nia Moja - One aim - Una meta

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Salute a scuola, interventi efficaci per migliorare gli ambienti e un partenariato che funziona

Kiserian – Il 30 maggio scorso si è tenuto presso la Primary School di Kiserian un evento pubblico per festeggiare gli obiettivi raggiunti dal Kenya Comprehensive School Health Program, iniziativa nel settore educativo-sanitario cofinanziata dall’Agenzia per un importo di 700mila euro e realizzata dall'organizzazione World Friends.

Insieme agli studenti dell’istituto scolastico hanno partecipato alla giornata i rappresentanti dei dipartimenti di salute e istruzione della Contea di Kajiado, gli insegnanti e i membri dei consigli delle scuole beneficiarie, la titolare della sede AICS di Nairobi Teresa Savanella, gli operatori di World Friends e i rappresentanti del partner locale Jukumu Letu Organization.

Il progetto, avviato nel 2015 e orientato a sostenere le politiche governative del Kenya in materia di salute scolastica (Kenya Comprehensive School Health Policy), ha visto la realizzazione di interventi in campo educativo, agricolo e sanitario attraverso attività di sensibilizzazione su temi di salute, nutrizione, igiene, sicurezza e ambiente, accanto alla costruzione di cucine e servizi igienici e alla fornitura di serbatoi d'acqua e pompe in cinque scuole della contea.

Nel proprio saluto, Savanella ha espresso l'auspicio che il modello di partenariato tra istituzioni pubbliche, organizzazioni italiane e partner locali che è stato affermato e consolidato nel corso del progetto possa essere replicato in altri contesti per migliorare l'efficacia e massimizzare l'impatto delle risorse pubbliche dedicate allo sviluppo. La collaborazione tra i soggetti coinvolti nelle diverse attività si è rivelata particolarmente efficace e ha consentito di sviluppare una serie di buone pratiche che potranno essere ulteriormente valorizzate nell'attuazione della Kenya Comprehensive School Health Policy.

Grazie alle sinergie tra le diverse realtà coinvolte e alla costruzione di relazioni solide con le comunità locali - elementi chiave per promuovere condizioni favorevoli alla sostenibilità - è stato possibile accompagnare il percorso della Contea nell’avvicinamento agli obiettivi posti dalle istituzioni governative in materia di salute in ambito scolastico e, al contempo, fornire servizi migliori e ambienti di apprendimento sicuri per gli insegnanti e gli alunni di Kajiado.

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“Kilimo Ni Swag”, l’agricoltura tira e può offrire ai giovani opportunità interessanti

Kiambu – Il 24 marzo scorso si è tenuto il lancio ufficiale del progetto Reducing the adverse drivers of migration through local value chain development, un intervento di sviluppo rurale finanziato dall'Agenzia con 1,5 milioni di euro e implementato dalla FAO in collaborazione con il governo della contea di Kiambu. Hanno partecipato all'iniziativa il governatore della contea di Kiambu, Ferdinand Waititu, l'ambasciatore d’Italia in Kenya, Mauro Massoni, la titolare della sede AICS di Nairobi, Teresa Savanella, e il rappresentante della FAO in Kenya, Gabriel Rugalema.

Il progetto si propone affrontare le cause profonde dell'emigrazione dei giovani dalla contea di Kiambu, un'area peri-urbana con un vivace settore agricolo, verso la città di Nairobi. Attraverso attività di supporto all’imprenditorialità e di sviluppo delle catene del valore in agricoltura, il progetto contribuirà alla creazione di posti di lavoro e promuoverà l'innovazione di filiera, coinvolgendo circa quattromila persone. L'intervento andrà a rafforzare il tessuto delle piccole e medie imprese e a facilitare la produzione orientata al mercato tramite lo sviluppo delle capacità di trasformazione del prodotto e la promozione del relativo valore aggiunto.

Un'attenzione particolare sarà rivolta ai giovani e alle donne, favorendo l’inclusione delle fasce più deboli attraverso opportunità d’impiego in loco e la crescita di attività imprenditoriali già esistenti nel settore. L’intervento, dunque, si allinea con due delle aree prioritarie della Big Four Agenda del presidente Kenyatta: la creazione opportunità di lavoro per i giovani e il miglioramento della sicurezza alimentare nel Paese.

Nel sottolineare l’importanza di un progetto nato da una proposta delle autorità locali in risposta a un problema concreto, l’ambasciatore Massoni ha evidenziato come l’Italia costituisca un partner strategico per il Kenya, "un partner amico, che non impone idee e soluzioni, ma che collabora e accompagna le istituzioni in un viaggio comune per lo sviluppo e la trasformazione del Paese. Il successo di questo progetto – ha poi aggiunto – potrà cambiare il paradigma e aprire la strada a collaborazioni future, su simili progetti, con il coinvolgimento delle OSC italiane, del settore pubblico e di quello privato, sia italiano che keniota."

Sulla scia del motto in Swahili “Kilimo Ni Swag” - l'agricoltura è cool - tutte le parti coinvolte hanno affermato l'impegno di trasformare l'agricoltura in un'attività interessante e attrattiva per i giovani, con l'obiettivo di far sì che le persone più vulnerabili della contea possano trovare un mezzo di sostentamento autonomo, riducendo la migrazione dei giovani a causa di fragilità economiche o sociali.

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4impact, al via un incubatore di impresa innovativo con motore “a tripla elica”

Nairobi - Nella mattinata del 21 febbraio scorso, presso la sede AICS di Nairobi, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del bando di partecipazione all’incubatore di imprese E4Impact. Hanno preso parte all’evento l'ambasciatore d’Italia in Kenya Mauro Massoni, la titolare dell'Ufficio AICS di Nairobi Teresa Savanella, il manager di E4Impact per l’Africa Orientale David Cheboryot e la direttrice marketing di Standard Media Group Doreen Mbaya.

L’incubatore, cofinanziato dall’Agenzia e implementato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dalla Fondazione E4Impact – Nairobi si configura come un incubatore e acceleratore di impresa per promuovere in Kenya l’imprenditorialità, per creare opportunità di occupazione per i giovani e per stimolare l’apertura all’internazionalizzazione delle nuove imprese. L'incubatore offrirà supporto alle imprese in fase di start-up e scaling-up, con particolare attenzione all'occupazione femminile e all'impatto socio-ambientale.

Savanella ha sottolineato come iniziative di questo tipo, che mettono in relazione attori del settore pubblico, privato e della ricerca, possano essere di grande supporto per coloro che, pur avendo un’idea imprenditoriale potenzialmente creativa e appetibile, non riescono a trovare opportunità per sviluppare il proprio progetto.

Serrati i tempi di avvio dell'iniziativa. Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione è fissato per il 23 marzo 2018. Entro il 30 aprile 2018 verranno selezionate le migliori 20 idee progettuali che accederanno ai servizi dell’acceleratore.

L’incubatore rappresenta un'attuazione del cosiddetto "approccio a tripla elica” che mette in relazione i tre attori principali coinvolti nei processi innovativi - università/enti di ricerca, imprese e istituzioni - e la nuova concezione dello sviluppo che attribuisce un ruolo fondamentale al settore privato e alla crescita di una classe imprenditoriale locale. In questa ottica sono partner dell’iniziativa due soggetti pubblici - Jomo Kenyatta University of Agriculture and Technology e Micro Enterprise Support Program Trust, afferente al Ministero dell’Industria – e due soggetti privati - Tangaza University College e Kenyan National Chamber of Commerce and Industry.

La strategia d’intervento coniuga una visione di sviluppo coerente con l’Agenda 2030 e un approccio tipico del settore privato. L’incubatore prevede tra i servizi alle imprese un'analisi del possibile sbocco di mercato e l’inserimento in una rete di contatti nazionali e internazionali, in particolare italiani, in vista di futuri investimenti e partnership operative.

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Foto: @E4Impact via Twitter

 

Accesso all’acqua, apicoltura e filiere agricole per lo sviluppo delle comunità rurali

Nairobi - Nella prima settimana di dicembre si è svolta una missione di monitoraggio AICS nella contea di Kitui, zona semi-arida nel sud del Kenya dove è in corso di realizzazione un'importante iniziativa di sviluppo rurale cofinanziata dall’Agenzia. Si tratta del progetto “Rafforzamento della resilienza e della sicurezza alimentare presso le comunità agropastorali nel distretto di Mutito” implementato dalla onlus CEFA, al terzo anno di esecuzione.

Il progetto, cofinanziato dall’Unione Europea accanto all'Agenzia, ha come obiettivo quello di migliorare le condizioni economiche delle comunità agropastorali – circa 5000 i beneficiari diretti - che abitano in una zona dove la siccità ha avuto un forte impatto sull’agricoltura e la pastorizia, indebolendo le capacità di sostentamento della popolazione locale. Di notevole rilevanza, a livello gestionale, la sinergia instaurata con il cofinanziamento UE che ha permesso di potenziare le attività programmate.

Tra gli obiettivi del progetto figura il miglioramento dell’accesso all’acqua per uso domestico e agricolo tramite un sistema di dighe filtranti a sabbia (sand dams) e pompe per il prelievo dell’acqua. Nel corso della missione la delegazione AICS, accompagnata dal team CEFA di Kitui insieme ai partner locali, ha potuto visitare alcune dighe costruite dagli agricoltori coinvolti nel progetto e responsabili della gestione. Tra questi, una una ventina di donne e di uomini che hanno contribuito materialmente alla costruzione delle dighe e che oggi beneficiano dell’acqua proveniente dalle strutture utilizzandola per uso domestico, per l’orticoltura e per il bestiame. In prossimità di queste dighe, grazie all’installazione di pompe manuali, l’accesso all’acqua è migliorato sensibilmente, così come la sua qualità.

Durante la visita, coordinata dalla sede AICS di Nairobi, la delegazione ha avuto l’opportunità di incontrare la governatrice della contea di Kitui che ha sottolineato l’importanza delle filiere agricole e delle attività di formazione che CEFA sta portando avanti con gli agricoltori. Il rafforzamento delle filiere di prodotti resistenti alla siccità come il fagiolo mungo e il sorgo, infatti, permetterà di migliorare le condizioni di fornitura nel passaggio dagli agricoltori ai commercianti, rafforzando i mezzi di sostentamento delle comunità agropastorali.

Un’altra componente del progetto prevede la formazione di apicoltori e la distribuzione di arnie a persone specificamente formate, che a loro volta partecipano all’acquisto del materiale apicolo. È inoltre prevista, nei prossimi mesi, la costruzione di un centro per la lavorazione del miele. L’apicoltura è un’attività capace di diversificare la fonte di reddito degli agricoltori e di aumentare la loro consapevolezza sul ruolo dell'ape nella rigenerazione delle risorse naturali.

Nel corso della missione è stata inoltre presentata l'esperienza di alcuni gruppi beneficiari che gestiscono una cassa comune per investire i risparmi nell’acquisto di nuovi materiali o per concedere piccoli prestiti ai membri del gruppo. L’effetto moltiplicatore di queste attività non dev'essere sottovalutato e potrà essere replicato anche al di là del progetto grazie all'interesse e al coinvolgimento degli agricoltori.

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Servizi sanitari più accessibili e avanzati grazie alla cooperazione con la regione Toscana

Nairobi - Si è svolto il 5 settembre 2017 l’evento che ha marcato i dieci anni di cooperazione tra la Regione Toscana e il Kenya in ambito sanitario. Attraverso i progetti regionali e la collaborazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senesee del Centro di Salute Globale sono stati realizzati diversi interventi di rafforzamento delle strutture e delle capacità locali in ambito sanitario. Le attività di cooperazione hanno interessato soprattutto il North Kinangop Catholic Hospital, un ospedale creato nel 1965 da un missionario italiano e tuttora affidato a un missionario del nostro Paese, don Sandro Borsa, e il Ruaraka Uhai Neema Hospital, gestito da World Friends Onlus. Attraverso un approccio basato su azioni di capacity building e sulla condivisione delle esperienze sono state migliorate le competenze del personale dei due ospedali e del Ministero della Salute del Kenya.

Il North Kinangop Catholic Hospital è nato subito dopo l’indipendenza del Paese, nel 1964, in una località sull’altopiano coperto di foreste a 2500 metri d’altezza. Se all’inizio le cure erano offerte gratuitamente, con i pochi mezzi disponibili, in una zona tanto remota in quegli anni, ora l’ospedale si è espanso, guarda alla sostenibilità grazie alla collaborazione delle comunità locali e offre servizi e cure avanzate a pazienti che vi si recano da molte aree del Paese.

Il Ruaraka Uhai Neema invece è una struttura moderna, dedicata all’offerta di servizi essenziali per le popolazioni disagiate delle periferie della capitale con una particolare attenzione alla maternità e ai bambini. Grazie anche al contributo della Cooperazione italiana con progetti finanziati tramite i bandi per la società civile, World Friends ha migliorato notevolmente l’offerta e la qualità dei servizi, organizzando anche cliniche mobili all’interno degli slum e garantendo il servizio di autoambulanza.

In entrambe le strutture il sostegno della Regione Toscana ha permesso di aumentare la qualità del servizi, spesso rendendo possibili trattamenti e interventi difficilmente reperibili in Kenya a causa della carenza di medici specializzati. In questi anni più di cento professionisti sanitari dalla Toscana hanno potuto condividere le loro esperienze con i colleghi keniani, apportando innovazioni e insegnando l’utilizzo di macchinari e l’applicazione di protocolli più avanzati, ma anche facendo tesoro dell’opportunità di lavorare in contesti differenti e a contatto con patologie diverse.

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Competenze tecniche, ma anche culturali, davanti alle sfide sanitarie di un territorio complesso

Isiolo - Il 24 agosto 2017 si è tenuto il workshop finale di un importante intervento dedicato al miglioramento dell'accesso all’acqua pulita, dei servizi igienici e dei servizi di salute primaria nella contea di Isiolo.

Il progetto è iniziato il 2 maggio 2014 e si è concluso il 31 luglio 2017. Finanziato dalla Cooperazione italiana con un contributo di 1,1 milioni di euro, ha visto il coinvolgimento di due Ong italiane, LVIA - Associazione Internazionale Volontari Laici e CCM - Comitato Collaborazione Medica, mentre i partner locali sono stati l'Isiolo County Public Health Department e la Water Resources Management Authority.

Nel corso dello workshop sono state presentate le attività svolte e i risultati ottenuti negli anni di implementazione e, in chiusura, è stato dato spazio alla condivisione delle esperienze e delle idee per creare una base comune nell’ottica di interventi futuri.

I risultati principali sono stati i seguenti: 55.242 persone hanno ottenuto accesso all’acqua pulita; 88.181 persone sono state sensibilizzate su buone pratiche sanitarie e sull’utilizzo dell’acqua; l’accesso delle donne e dei bambini all’assistenza sanitaria di base è aumentato del 40% dall’inizio del progetto (2014); l’assistenza sanitaria da parte di personale qualificato a bambini, sia maschi che femmine, è aumentata del 19%; la percentuale di adulti assistiti da personale sanitario qualificato è aumentata del 72%; la percentuale di donne assistite durante la gravidanza da personale ostetrico competente è aumentata del 15%; la percentuale di donne assistite durante il parto da personale sanitario qualificato è aumentata del 56%. Infine, 1.459 bambini sono stati vaccinati.

Nello specifico, le attività portate a termine hanno visto la riabilitazione di 21 fonti d’acqua per consumo umano e animale, tra pozzi, condotti idrici, dighe di sabbia e bacini d’acqua; l'assistenza tecnica a cinque associazioni che gestiscono alcune delle fonti idriche (Water Resources User Associations); la riabilitazione di 28 sistemi di raccolta d’acqua piovana, 15 nelle scuole e 15 nei centri di salute primaria; la distribuzione di 240mila sacchetti di polvere Pur per purificare l’acqua e la sensibilizzazione sul loro corretto utilizzo a duemila nuclei familiari; la costruzione di 40 blocchi di latrine a due porte e punti per l'igiene personale in 15 scuole e 15 centri di salute primaria; la formazione di 15 Health School Clubs (HSC) e l'organizzazione di incontri di sensibilizzazione con gli studenti e gli insegnanti sul corretto uso delle latrine, la loro pulizia, corrette norme igienico-sanitarie e prevenzione delle malattie trasmissibili; la distribuzione di 30 kit sanitari per la pulizia dei locali; la creazione e formazione di 15 Comitati di Salute di villaggio e la formazione di 15 promotori di salute su prevenzione e trattamento di malattie trasmissibili legate all’acqua. I centri di salute primaria sono stati dotati di attrezzature mediche di base, mentre il personale sanitario è stato aggiornato sul trattamento delle malattie infantili secondo i protocolli del Ministero della Salute e sulla cura pre e post natale e sul parto sicuro assistito.

Il progetto è stato implementato nella Contea di Isiolo, classificata come ASAL (Arid and Semi-Arid Land) e da sempre afflitta dalla siccità e dall’emarginazione socio-economica per motivi politici, economici e culturali. Prima del progetto le infrastrutture e i servizi nella Contea di Isiolo erano minimi: le famiglie prossime ad un pozzo erano il 43,5%, mentre quelle che consumavano acqua potabile erano solo il 18%, con il 10,3% della mortalità infantile dovuta a diarrea causata da comportamenti igienici scorretti, acqua non potabile o contaminazione dei pozzi. La distanza media dalla fonte d’acqua più vicina era di 5 km. Queste condizioni precarie colpivano anche il bestiame. La maggior parte delle scuole non avevano servizi igienici. Gli indicatori sulla salute erano sotto la media nazionale e solo il 43% dei parti era effettuato nelle strutture sanitarie con assistenza qualificata.

Le principali sfide del contesto sono state la siccità persistente che ha causato conflitti, spingendo le comunità pastorali a spostarsi e aggravando le difficoltà nell’aprovvigionamento idrico delle comunità che dipendono dalla raccolta dell’acqua piovana; gli scioperi frequenti dello staff sanitario a livello nazionale, con conseguente chiusura delle strutture sanitarie; difficoltà logistiche nei movimenti, soprattuto nella stagione delle piogge; insicurezza a causa di rivalità etniche e claniche tra lo staff sanitario e le comunità; pratiche culturali che hanno inciso sull’utilizzo dei servizi sanitari e igienici, come nel caso di gruppi che sostenevano la presenza di spiriti malvagi nelle latrine; manutenzione inadeguata delle infrastrutture sanitarie e atti vandalici.

L'intervento, nei suoi diversi aspetti, ha agito sulle competenze tecniche e sulle dinamiche culturali di un territorio difficile, creando le premesse per ulteriori azioni che possano consolidare percorsi di sviluppo nel lungo periodo.

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